Essendo la celebrazione
liturgica un avvenimento salvifico in forma rituale, ciò che si compie in essa
non è anzitutto l’agire dell’uomo ma ancora prima quello di Dio: la salvezza
che Dio ha operato nella pasqua di Cristo e si è manifestata nel dono dello
Spirito, si realizza nella Chiesa come mysterium. Infatti la liturgia è
opera della Trinità: Liturgia opus Trinitatis (Catechismo della
Chiesa Cattolica [= CCC], n. 1077). In armonia con questa dimensione
storico-salvifica della liturgia, si può affermare in forma sintetica che
l’eucologia ha tre dimensioni: dossologica, anamnetica ed epicletica, che
talvolta vengono riferite rispettivamente al Padre, al Figlio e allo Spirito.
Ciò è vero non solo della preghiera eucaristica ma anche dell’eucologia
cosiddetta minore. Questa articolazione in tre dimensioni o tempi è richiesta
dal nostro procedere logico nell’esprimerci. Notiamo però che non la si deve applicare
in modo meccanico all’agire di Dio in quanto l’agire delle Tre Persone Divine
non avviene separatamente. Il discorso sulla struttura tridimensionale
dell’eucologia va quindi fatto con cautela, perché non si tratta di dimensioni
separabili ma di un’unica e medesima realtà.
In quest’unica realtà, però,
non c’è dubbio che l’anamnesi, o memoria esplicita dell’opera divina, è
l’elemento essenziale senza del quale non vi può essere preghiera propriamente
cristiana. Il contenuto dell’anamnesi, incentrato sul Mistero di Cristo, assume
note specifiche in ogni preghiera secondo forme più o meno articolate e
sviluppate. Nei casi limite tale anamnesi si può considerare sostanzialmente
presente, benché ridotta al minimo, nel semplice Per Christum Dominum nostrum
con cui si chiudono le orazioni della liturgia romana. Infatti, con questa
conclusione l’orazione, abitualmente rivolta al Padre, fa appello alla
mediazione di Cristo Signore, innestando così tutto il suo contenuto sull’opera
divina della salvezza. Questa formula cristologica, che nella colletta è anche
esplicitamente trinitaria (Per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum,
qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus sancti Deus per omnia saecula
saeculorum), è allo stesso tempo anamnesi e confessione di fede. Anche
quando la preghiera si rivolge a Cristo (il che è più raro), la dossologia
finale è sempre trinitaria: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate
Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum.
Nel Messale Romano del 1962 ci
sono ben 64 orazioni rivolte al Figlio; nel Messale del 2002 ne sono rimaste
soltanto 5: le collette del venerdì della I settimana di Avvento, del 24
dicembre e della solennità del Corpo e Sangue di Cristo; nonché le orazioni
dopo la comunione della solennità del Corpo e Sangue di Cristo e della festa
dell’Esaltazione della Santa Croce.
Se l’elemento anamnetico è
essenziale, non meno importante è quello epicletico. L’epiclesi infatti
protegge l’anamnesi dal fraintendimento di essere un ricordo puramente psicologico.
Nella preghiera di epiclesi, la comunità orante confessa la sua fede nella
potenza dello Spirito che opera qui e ora nella celebrazione.
Ogni testo eucologico ha
quindi un nucleo contenutistico essenzialmente comune, che troviamo espresso
anzitutto e pienamente nella preghiera eucaristica, cuore e centro dell’intera
celebrazione eucaristica, testo presidenziale per eccellenza.