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domenica 28 luglio 2019

San Pietro Crisologo, Vescovo e Dottore della Chiesa (30 luglio)





San Pietro Crisologo, nato ad Imola nel 380 circa e morto ad Imola il 31 luglio del 451 circa, nel MR 1962 è celebrato il 4 dicembre. Il MR 2002 lo celebra il 30 luglio (il 31 – giorno della sua morte – è occupato da sant’Ignazio di Loyola). Pietro è stato eletto vescovo di Ravenna nel 424. Predicatore famoso, è autore di stupendi sermoni, densi di dottrina; dal sec. VIII in poi meritò il nome di “Crisologo” (“dalla parola d’oro”). Fu dichiarato dottore della Chiesa nel 1729 da Benedetto XIII. A lui si ispirano alcune orazioni natalizie presenti tuttora nel Messale.


Colletta del MR 1962:

Deus, qui beatum Petrum Chrysologum Doctorem egregium, divinitus praemonstratum, ad regendam et instruendam Ecclesiam tuam elegi voluisti: praesta, quaesumus; ut, quem Doctorrem vitae habuimus in terris, intercessorem habere mereamur in caelis. 


Colletta del MR 2002:

Deus, qui beatum Petrum Chrysologum episcopum Verbi tui incarnati praeconem egregiume ffecisti, eius nobis intercessione concede, ut tuae salutis mysteria et iugiter scrutemur in corde, et fideliter significemus in opere.


“O Dio, che nel vescovo san Pietro Crisologo hai dato alla Chiesa un teologo insigne dell’incarnazione del Verbo, concede a noi che lo veneriamo protettore e maestro, di meditare nel cuore e di esprimere con le opere il tuo mistero di salvezza”.


Nella colletta del MR 1962 si dice genericamente che il santo è stato un insigne Dottore e si chiede la sua celeste intercessione. La colletta del MR 2002 esplicita meglio lo specifico del santo, che è stato “un teologo insigne dell’incarnazione del Verbo”. Il discorso sull’Incarnazione proposto dall’Ufficio delle letture della Liturgia delle ore, tratta il tema della dignità dell’uomo: “Dio ha stampato in te la sua immagine, perché l’immagine visibile rendesse presente al mondo il creatore invisibile”. Anche la supplica della colletta è più ricca nel MR 2002: si chiede che noi possiamo “meditare nel cuore ed esprimere con le opere il mistero di salvezza”. Il Crisologo, nel sermone 103, commenta la coerenza di vita con i misteri meditati con queste parole: “Che dire se per la gioia del Natale, il povero piange, il prigioniero geme, il rifugiato si lamenta, il deportato singhiozza? Il giudeo ha sempre onorato le feste celesti per mezzo di contributi; il cristiano a cosa pensa se non le onora neppure con un centesimo dei suoi beni? […]”