Francesco
Mazzitelli, Urget unda flammam. Il significato battesimale del cero pasquale
(Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae” – “Subsidia” 192), CLV – Edizioni Liturgiche,
Roma 2020. 264 pp. (€ 33.00).
Secondo
Francesco Mazzitelli, l’uso del cero pasquale sorse nell’Italia settentrionale
verso la fine del IV secolo, in un contesto ariano, e fu accolto a Roma, ma non
nella liturgia papale, in concomitanza con la condanna del Pelagianesimo.
Secondo il
Liber Pontificalis, l’imperatore Costantino fece collocare nel
centro della vasca nel battistero lateranense una colonna di porfido, elemento
architettonico che sembra aver ispirato l’immersione del cero nel fonte. Questo
rito vuole significare la discesa della grazia santificante sull’acqua per la
rigenerazione dei neofiti.
In alcune
antiche tradizioni liturgiche, il legame tra il cero pasquale e il fonte
battesimale venne reso più esplicito collocando la benedizione del cero dopo le
letture e prima della benedizione del fonte. Nella liturgia romana, questo
legame si allentò gradualmente, quando si cominciò a celebrare la veglia
pasquale senza i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Recuperare l’intimo
legame tra il cero e il fonte serve a render più esplicita l’altissima
vocazione che i cristiani ricevono nel battesimo: diventare, per grazia,
partecipi della vita divina (cf. 2 Pt 1,4).
Vale la
pena leggere questo libro che getta nuova luce sulle conoscenze che abbiamo
della storia e del significato del cero pasquale.