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venerdì 25 dicembre 2020

SANTA FAMIGLIA DI GESU' MARIA E GIUSEPPE (B) - 27 Dicembre 2020

 



Gen 15,1-6; 21,1-3; Sal 104; Eb 11,8.11-12.17-19; Lc 2,22-40

 

Il Sal 104 è una lode rivolta al Signore della storia, artefice di atti gloriosi, espressioni di un amore eterno per il suo popolo. Si rivela, così, la struttura intima della fede biblica che non è un’astratta adorazione del Dio misterioso ma la scoperta continua della sua vicinanza e della sua presenza nel tempo spesso opaco dell’uomo. La conclusione che trae il salmista è chiara: Dio è stato fedele alle promesse fatte, il popolo sia fedele a Dio e alle sue leggi, per non rendersi indegno dei favori divini. Dio ha un disegno di salvezza per ciascuno di noi ed è fedele a questo progetto.

 

E’ normale che i brani della Bibbia che ci propone la liturgia odierna siano da noi letti alla luce della festa della Santa Famiglia, in funzione della quale essi vengono proposti. In questi brani si parla di due famiglie, quella di Abramo e Sara nella prima e seconda lettura, e quella di Giuseppe e Maria nella lettura evangelica, e quindi, si parla anche dei loro rispettivi figli avuti in modo straordinario: Isacco e Gesù. Nei due racconti viene messa in evidenza la fede di queste famiglie: nella prima lettura si dice che Abramo “credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia”. E la lettera agli Ebrei aggiunge che Sara “per fede [...] ricevette la possibilità di diventare madre...” La lettura evangelica può essere interpretata anche con questa chiave di lettura: Giuseppe e Maria portano Gesù al tempio di Gerusalemme, e compiono ciò che la Legge comanda riguardo a un figlio primogenito, lo consacrano cioè a Dio riconoscendo in questo modo che non loro  ma Dio è il Signore; non per fare la loro volontà, ma quella di Dio; per questo hanno ricevuto in dono dal Signore questo bambino. Atteggiamento di fede e sottomissione al volere di Dio.

 

La festa della Santa Famiglia è stimolatrice di molte riflessioni e orientamenti operativi in un contesto culturale come il nostro, in cui la famiglia non è una realtà pacificamente acquisita e da tutti difesa e promossa. Ma la parola di Dio che abbiamo ascoltato ci invita a riflettere anzitutto sullo spazio che ha la fede nelle nostre famiglie. La famiglia cristiana, per prima cosa, dovrebbe trovare il coraggio della fede. La nascita straordinaria di Isacco e, soprattutto, quella di Gesù ci fanno capire che i figli sono un dono di Dio più che frutto della scelta dell’uomo. Mettere al mondo un figlio è una scelta che per un cristiano rientra pienamente nell’ambito della sua fede: fede nella vita e fede nel Dio della vita: la fede nella vita, quando diventa piena, senza condizioni, trova la sua giustificazione in un Dio che ha creato e conserva il mondo con amore; e viceversa la fede in Dio, quando è sincera ed efficace, conduce a dire un “sì” gioioso e senza condizione alla vita. Ma questa fede non si esaurisce in un “sì” iniziale. La Lettera agli Ebrei richiama anche al sacrificio di Isacco e, nel racconto evangelico di Luca, ascoltiamo l’anziano Simeone che predice a Maria: tuo Figlio sarà “segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. La fede dev’essere pronta ad affrontare il momento della prova. Quando i rapporti familiari vengono compromessi dalle incomprensioni o semplicemente logorati dal tempo, è allora che la fede può e deve venire in aiuto per rinsaldare i legami e rilanciare la comunione. E’ il momento di dare una risposta di fede al Dio fedele.

 

Benché all’origine della sua istituzione vi siano considerazioni pastorali e di spiritualità familiare, la festa della Santa Famiglia è, anzitutto, la celebrazione del mistero dell’Incarnazione, di cui essa evidenzia la concretissima realtà.