Oggi
la partecipazione ai sacramenti è la pratica più ovvia e universale, mentre
dovrebbe essere vietata finché i fedeli non hanno “lingua da iniziati”, cioè
fino a quando non sono in grado di celebrare un rito religioso cristiano. Su
questa linea nella formazione dei presbiteri bisognerebbe dare grande risalto
ad acquisire la competenza liturgica, con meno preoccupazione per altre
discipline, talvolta sovrastimate. Si rimane allibiti per il dilettantismo
degli operatori e presidenti del culto, che sembrano nati già competenti e che
il più delle vote si esibiscono a inventare novità per salvare i riti dalla loro
canonicità ripetitiva. Non immaginano che in questa rigidità si consuma la
verità del rito, volto a svuotare presbiteri e fedeli dalle loro certezze
religiose per renderli idonei ad accogliere la Grazia. È questo anello mancante
che rallenta la riforma liturgica, perché rimane in vigore un modello
dualistico e antirituale di esteriore e interiore.
(Roberto
Tagliaferri, A partire dal rito. Una vicenda controversa, in Luigi
Girardi (ed.), A partire dal rito, CLV – Edizioni Liturgiche, Roma;
Abbazia Santa Giustina, Padova 2020, 216).