Le
sette antifone al Magnificat dei
Vespri dei giorni 17 al 23 dicembre, chiamate antifone maggiori e attribuite a
san Gregorio Magno (540-604), illustrano la personalità dell’Atteso in cui si
compie la speranza di Israele e di tutta l’umanità. Riappropriandosi delle
antiche immagini bibliche, queste antifone enumerano i titoli divini del Verbo
incarnato, ed il loro insistente “Vieni” esprime tutta la speranza della
Chiesa: Egli è la “Sapienza che esce dalla bocca dell’Altissimo” (cf. Sir 24,3;
Sap 7,28-30; 8,1), il “Signore” (in ebraico Adonai
e in greco Kyrios), il “Germoglio di
Iesse” (cf. Is 11,1-2.10; Ap 22,16; Rm 15,12), la “Chiave di Davide” (cf. Is
22,20-22; Ap 3,7), “Astro che sorge (Oriente), splendore della luce eterna,
sole di giustizia” (cf. Is 9,1; 42,6; Ml 3,19-20; Lc 1,78-79), “Re delle genti,
atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che unisce i popoli in uno” (cf. Is
28,16; Sal 118,22; Zc 14,9; Ap 15,3-4), l’ “Emmanuele” (cf. Is 7,14; Mt 1,23),
la “speranza e salvezza dei popoli”. Queste antifone vengono poi riprese nella
celebrazione della messa degli stessi giorni come versetto dell’Alleluia.
Le
lettere iniziali di ogni antifona, partendo dall’ultima, formano la frase
latina “ero cras” (“domani ci sarò”), espressione che sottolinea il
carattere di attesa che caratterizza il tempo di Avvento.