1 Al maestro del coro. Di
Davide.
Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi:
“Fuggi come un passero verso il monte”?
2 Ecco,
i malvagi tendono l’arco,
aggiustano la freccia sulla corda
per colpire nell’ombra i retti di cuore.
3 Quando
sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?
4 Ma
il Signore sta nel suo tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi osservano attenti,
le sue pupille scrutano l’uomo.
5 Il
Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza.
6 Brace,
fuoco e zolfo farà piovere sui malvagi,
vento bruciante toccherà loro in sorte;
7 Giusto
è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti contempleranno il suo volto.
La Liturgia delle Ore propone
questo salmo nei Vespri del Lunedì della Prima settimana del Salterio. Come
sottotitolo, il libro liturgico cita Mt 5,6: “Beati coloro che hanno fame e
sete della giustizia perché saranno saziati”. I protagonisti principali del
salmo sono il salmista, perseguitato dai malvagi, e il Signore,
in cui il salmista si è rifugiato. Ecco, quindi, che il salmo presenta due
quadri assai diversi: nel primo vi è una situazione in cui imperversa il male e
si agitano gli empi che tendono insidie contro gli onesti (vv. 1-3); nel
secondo vi è il Signore che, dall’inaccessibile trono del cielo, scruta ogni
cosa, pronto ad intervenire per far giustizia (vv. 4-7).
Dato che il salmo è attribuito a Davide,
è possibile che coloro che premono per la sua fuga (v. 1) siano i suoi
consiglieri politici e militari, e si potrebbe pensare a numerose occasioni
nella vita di Davide, in cui egli è stato minacciato da Saul e poi da suo
figlio Assalonne. Possiamo applicare il testo ad ogni uomo giusto, minacciato
da uomini violenti, che non accoglie le sollecitazioni a fuggire dal suo
ambiente come se Dio non potesse soccorrerlo.
La domanda centrale che l’orante,
uomo “retto di cuore” (cf. v. 2), si pone è: “Quando sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?” (v.3), evasione o impegno? Le fondamenta sono
probabilmente quelle della società che salvaguardano l’ordine sociale e
contrastano il male. La riposta alla domanda non è la fuga consigliata dagli amici:
“Fuggi come un passero verso il monte” (v. 1). I monti erano il luogo di
rifugio tradizionale. I malvagi non scuotono la serenità dell’orante, il quale
sa di essere al sicuro non in una fortezza nel monte, bensì nel tempio del
Signore. Si tratta di una esperienza esistenziale che va al di là dell’ambito
liturgico (l’usanza di trovare asilo nel tempio). Quando le fondamenta sono
scosse, bisogna continuare ad avere fame e sete di giustizia, a rifugiarsi nel
Signore e nella condotta di vita conforme alla sua giustizia, in attesa del suo
giudizio.
Il salmista conclude la sua
preghiera con parole che, ricapitolando l’intero salmo, esprimono una volta di
più la sua fiducia: “Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti
contempleranno il suo volto” (v.7). Questa espressione ricorre spesso nella
Bibbia, in particolare nei salmi. Nel Sal 16 (17), un uomo retto, ingiustamente
perseguitato, termina la sua preghiera con questa certezza: “Io nella giustizia
contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine” (v. 15).
Contemplare il volto di Dio significa stare alla sua presenza come figli
davanti al loro Padre. Dio non possiamo vederlo su questa terra, ma possiamo
sentire la sua presenza “nel sussurro di una brezza leggera” come Elia la percepì
sul monte Oreb (1 Re 19,12).
Preghiera. O Signore, Padre misericordioso, che sei giusto e ami la giustizia,
volgi benigno lo sguardo su di noi redenti da Cristo: sostienici nelle prove
della vita e difendici dagli empi, affinché possiamo contemplare in cielo la
luce del tuo volto.