DOMENICA V DI PASQUA (C) – 15 Maggio 2022
At 14,21b-27; Sal 144; Ap 21,1-5°; Gv 13,31-33a.34-35
Il Sal 144,
da cui è tratto il salmo responsoriale, è una celebrazione solenne della regalità
di Dio, che viene proclamata non solo dai suoi fedeli, ma da tutte le creature
che narrano i suoi prodigi e la sua splendida gloria. Lode, ringraziamento,
fiducia si fondono in questo inno di lode a Jahvé re amoroso e tenero nei
confronti delle sue creature. Nel Tempo di Pasqua, la Chiesa non si sazia di esaltare
la grandezza del suo Signore risorto e di proclamare le meraviglie e i prodigi
da lui compiuti per la nostra salvezza.
Il Tempo di Pasqua è un tempo di rinascita della vita.
Perciò si addice a questo periodo dell’anno la riflessione sulla novità
cristiana. Questo potrebbe essere l’argomento unificatore delle tre letture
bibliche proclamate oggi. La prima lettura parla delle nuove comunità di cristiani, le prime che sotto l’azione dello
Spirito e per mezzo della predicazione di san Paolo e san Barnaba sorgono al di
fuori del mondo strettamente ebraico. Il brano evangelico ricorda che queste e
le altre comunità cristiane sono chiamate ad esprimere il comandamento nuovo dell’amore vicendevole. La seconda
lettura ci rivela una umanità trasfigurata, la comunità futura, in cui la novità cristiana sarà pienamente realizzata,
una comunità in cui “non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né
affanno”. Bandito tutto ciò che di negativo avvilisce la vita umana, si apre il
rinnovamento messianico in una comunione faccia a faccia con Dio, in una
pienezza di vita individuale e comunitaria. La comunità presente e quella futura
sono, però, raccordate da un dato comune, l’amore, di cui ci parla Gesù nel
brano evangelico. Si diventa cittadini della città futura in forza dell’amore.
E’ per questo che la Gerusalemme celeste ci viene presentata anche sotto il simbolo
della “sposa”.
Il vangelo ci propone la prima parte dei “discorsi di
addio” di Gesù, in cui egli, come un padre che sta per lasciare i suoi figli, trasmette
ai discepoli la sua eredità: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli
uni gli altri. Come io ho amato voi…”. La vera novità di questo comandamento
non è nell’ “amatevi”, ma nel “come io
ho amato voi”. L’amore di Gesù per noi è motivo e misura del nostro amore per i
fratelli e sorelle. La realizzazione concreta del precetto dell’amore è la
comunione,
In ogni caso, però, bisognerà aver presente che la
comunità cristiana continua a vivere nella storia e della storia continua a
soffrire tutti i limiti e le ambiguità. Il nostro amore su questa terra resterà
sempre peccatore, le nostre comunità imperfette. L’amore in questo mondo ha una
sua fragilità e un suo limite intrinseci. E’ necessaria quindi la costanza nel
percorrere gli ideali sublimi che ci vengono proposti dalle parole di Gesù. Ma
è necessaria anche la speranza affinché non si spenga nel nostro cuore il desiderio
di un amore vero, pieno e generoso. Solo così avremo un forte incentivo per
crescere giorno dopo giorno nel dono di noi stessi agli altri. La dimensione
più evidente dell’eucaristia è quella del convito, aspetto che ben esprime il
rapporto di comunione che Dio vuole stabilire con noi e che noi stessi dobbiamo
sviluppare vicendevolmente.