LITURGIA FONDAMENTALE
Andrea Grillo, Teologia fondamentale. Una introduzione
alla teologia dell’azione rituale (Teologia – Strumenti), Cittadella
Editrice, Assisi 2022. 407 pp. (€ 29,90).
Questo volume riprende una tematica già trattata dal prof. A.
Grillo nel 1998 e, in una seconda edizione, nel 2011. Il titolo di questa
seconda edizione recitava: Introduzione alla teologia liturgica. Approccio
teorico alla liturgia e ai sacramenti cristiani. Un volume di 606 pagine.
L’opera che presentiamo si limita a introdurre alla “liturgia fondamentale”,
mentre un altro volume che uscirà fra qualche mese, si occuperà soltanto del de
sacramentis in genere.
L’Autore afferma che questo nuovo volume non solo non perde
la ricchezza del secondo, ma anzi aggiunge anche delle nuove consapevolezze
maturate nell’ulteriore decennio. Il cuore dell’argomentazione è il
riconoscimento che nel culto rituale si gioca una dimensione teologica
decisiva. Il contenuto dell’opera è diviso in quattro parti: la prima parte
presenta il modello teorico di interpretazione del rapporto tra teologia e
rito. Nella seconda parte si studia le teologie di O. Casel e S. Marsili, di C.
Vagaggini e R. Guardini, senza dimenticare P. Parsch e i coniugi Maritain. La
terza parte parla di Movimento liturgico e istituzione Magisteriale. La quarta
parte si occupa delle prospettive di riforma e di iniziazione.
Non pretendo riassumere il contenuto dell’opera, ma spigolare
alcune affermazioni qua e là che considero significative. “Il rito non è
semplicemente rispecchiamento di un ordine concettuale, ma struttura
formalmente lo spazio ‘culturale’ per il discorso della fede” (p. 23). “Si
è ‘iniziati’ non semplicemente ‘al rito’, ma soprattutto ‘dal rito’” (p.
26). “Le difficoltà a cui la riforma liturgica rispondeva non erano
semplicemente con quel particolare rito (latino, prolisso, statico, arcaico),
ma anche (e forza anzitutto) con il rito in quanto tale” (p. 28). “Nella
nuova visione il sacramento può essere segno solo a condizione che riesca
ancora ad essere rito. Il suo ‘comunicare’ non può essere letto al di
fuori di una azione rituale e celebrativa” (p. 75). “Non stupisce il fatto
che quando nel sacramento conta soprattutto (o soltanto) ciò che è invisibile,
prima o poi si possa decidere di fare a meno del sacramento stesso” (p. 94). “L’accidente
non è irrilevante per la sostanza: nell’eucaristia si ‘riscopre’ che gli
accidenti non sono accidentali” (p. 290). A proposito della partecipazione
attiva, “il lato decisivo della questione non è tanto la attribuzione di una
azione ad ognuno, quanto la attribuzione dell’unica azione rituale a tutti” (p.
319).
Per concludere, riprendo un testo illuminante: “Grazie al ‘genere
rito’ viene recuperata una triplice unità: a) prima di tutto la unità tra
santificazione e culto all’interno dell’azione rituale; b) poi la unità tra
mistero e celebrazione; c) infine la unità tra presidenza, ministro e assemblea”
(p. 398).