At 2,14a.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
Tra
le letture che abbiamo ascoltato campeggia la stupenda pagina del vangelo di
san Luca. Gesù si fa compagno di viaggio di due dei suoi discepoli che si
allontanano da Gerusalemme dove hanno visto morire Gesù e fallire le loro
aspettative. Sconfortati, fanno ritorno alla cittadina di Emmaus. Essi non
hanno capito il mistero della croce. Avviliti e delusi, lasciano Gerusalemme e
con essa ogni speranza in colui che fu il loro Maestro e che hanno fin qui
seguito con grande entusiasmo. Le vicende dei giorni dolorosi della passione li
hanno profondamente trasformati. Non capiscono e non credono più nelle parole
di Gesù. Ma ecco che nel cammino si fa loro compagno di strada un misterioso
personaggio senza rivelare la propria identità. È Gesù, il quale, dopo aver
ascoltato le perplessità dei due discepoli, li guida attraverso una rilettura
dei libri della Scrittura ad una comprensione degli avvenimenti dolorosi dei
giorni passati. Le parole e la compagnia di Gesù riempiono il cuore dei
discepoli di gioia e calore. Per questo essi pregano il loro compagno di
viaggio di trattenersi con loro. Seduti a tavola, nel momento dello spezzare il
pane, i due discepoli riconoscono in quel personaggio il loro Signore.
Scomparso Gesù dalla loro presenza, i discepoli di Emmaus ritrovano la voglia
di continuare insieme con gli altri compagni rimasti a Gerusalemme una vita di
testimonianza e di annuncio del vangelo di Gesù.
La
prima e la seconda lettura riprendono brani del discorso di san Pietro, in cui
l’apostolo annuncia il mistero di Cristo morto e risorto. Passato il momento
dello smarrimento, Pietro e gli altri discepoli annunciano con coraggio il
vangelo di Gesù e le sue implicazioni nella vita di coloro che accolgono questo
messaggio di salvezza. “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo
testimoni”. In questo mistero noi tutti siamo stati redenti affinché, liberati
“dalla nostra vuota condotta”, cioè da una esistenza priva di significato e di
valore, ritroviamo in Dio la nostra speranza.
Nei
discepoli di Emmaus possiamo riconoscere noi stessi in continua ricerca della
comprensione del mistero di Gesù. Come loro, anche noi siamo invitati a
ripercorrere un cammino di fede attraverso l’ascolto della Parola che ci
conduca a riconoscere il Risorto presente in mezzo a noi, in modo particolare
nella partecipazione all’eucaristia, e, una volta riconosciuto, a far partecipi
i nostri fratelli di questa esperienza.
La
celebrazione eucaristica ripercorre ritualmente l’itinerario pedagogico scelto
da Gesù per farsi riconoscere dai due discepoli delusi: Egli ci raccoglie
attorno all’ascolto della Parola e spezza il pane per noi, perché sappiamo
riconoscerlo e annunciarlo ai fratelli: “Quando si è fatta vera esperienza del
Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per
sé la gioia provata” (San Giovanni Paolo
II, “Mane nobiscum Domine”, n.
24).