Dichiarazione “Fiducia supplicans” sul senso pastorale delle benedizioni
del Dicastero per la Dottrina della Fede, 18.12.2023
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l senso liturgico dei riti di
benedizione
9. Da un punto di vista
strettamente liturgico, la benedizione richiede che quello che si benedice sia
conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa.
10. Le benedizioni si celebrano
infatti in forza della fede e sono ordinate alla lode di Dio e al profitto
spirituale del suo popolo. Come spiega il Rituale Romano, «perché questa
finalità risulti più evidente, per antica tradizione le formule di benedizione
hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni, chiedere i
suoi favori e sconfiggere il potere del maligno nel mondo».[8] Perciò,
coloro che invocano la benedizione di Dio per mezzo della Chiesa sono invitati
a intensificare «le loro disposizioni, lasciandosi guidare da quella fede alla
quale tutto è possibile» e a confidare in «quell’amore che spinge a osservare i
comandamenti di Dio».[9] Ecco perché, se
da un lato «sempre e dappertutto si offre l’occasione di lodare, invocare e
ringraziare Dio per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo», dall’altro la
preoccupazione è che «non si tratti di cose, luoghi o contingenze che siano in
contrasto con la legge o lo spirito del Vangelo».[10] Questa
è una comprensione liturgica delle benedizioni, in quanto esse diventano riti
ufficialmente proposti dalla Chiesa.
11. Fondandosi su queste
considerazioni, la Nota esplicativa del citato Responsum dell’allora
Congregazione per la Dottrina della Fede ricorda che quando, con un apposito
rito liturgico, si invoca una benedizione su alcune relazioni umane, occorre
che ciò che viene benedetto sia in grado di corrispondere ai disegni di Dio
iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Per tale
motivo, dato che la Chiesa ha da sempre considerato moralmente leciti soltanto
quei rapporti sessuali che sono vissuti all’interno del matrimonio, essa non ha
il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa, in qualche
modo, possa offrire una forma di legittimazione morale a un’unione che presuma
di essere un matrimonio oppure a una prassi sessuale extra-matrimoniale. La
sostanza di questo pronunciamento è stata ribadita dal Santo Padre nelle
sue Respuestas ai Dubia di due Cardinali.
12. Si deve altresì evitare il
rischio di ridurre il senso delle benedizioni soltanto a questo punto di vista,
perché ci porterebbe a pretendere, per una semplice benedizione, le stesse
condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti. Tale rischio
esige che si ampli ulteriormente questa prospettiva. Infatti, vi è il pericolo
che un gesto pastorale, così amato e diffuso, sia sottoposto a troppi
prerequisiti di carattere morale, i quali, con la pretesa di un controllo,
potrebbero porre in ombra la forza incondizionata dell’amore di Dio su cui si
fonda il gesto della benedizione.
13. Proprio a questo proposito,
Papa Francesco ci ha esortato a non «perdere la carità pastorale, che deve
attraversare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti» e ad evitare di «essere
giudici che solo negano, respingono, escludono».[11] Rispondiamo
allora alla sua proposta sviluppando una comprensione più ampia delle
benedizioni.
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