Gn
3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26
La
Chiesa celebra l’Immacolata Concezione della vergine Maria nel Tempo di
Avvento, in cui la liturgia fa memoria del progetto della salvezza secondo il
quale Dio, nella sua misericordia, chiamò i Patriarchi e strinse con loro un’alleanza
d’amore; diede la legge di Mosè; suscitò i Profeti; elesse Davide, dalla cui
stirpe doveva nascere il Salvatore del mondo: di questa stirpe Maria è figlia
eletta, quasi il punto di arrivo. Il peccato originale ha impreso nello spirito
di noi tutti qualcosa di oscuro e ribelle che ci spinge a rifiutare il dialogo
con Dio e a fare di noi stessi il centro di ogni progetto di vita. Solo la
salvezza divina può operare il cambiamento radicale di questo atteggiamento.
Maria è stata preservata di questa macchia perché, “piena di grazia”,
diventasse Madre del Salvatore.
Nel
brano del vangelo, abbiamo ascoltato le parole dell’angelo: “Rallegrati, piena
di grazia, il Signore è con te”. Comprendiamo molto bene il turbamento di
Maria: in quel momento percepisce la bontà di Dio che si riversa su di lei e si
sente confusa, come davanti a un dono che giudica troppo prezioso e inatteso
per lei. Era quel progetto che Dio rivelava in poche frasi: “Concepirai un
figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato
Figlio dell’Altissimo…” Un progetto che sconcerta Maria: come può avere un
figlio se non è andata ancora ad abitare in casa di Giuseppe? Maria non
rinuncia ad esprimere il suo smarrimento, il suo bisogno del tutto umano di
capire. E quale risposta riceve? “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la
potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. In definitiva viene detto:
Fidati Maria. Lascia fare a Dio.
E
la grandezza di Maria sta proprio in questo, nell’accogliere il disegno di Dio
con generosità, anche se non riesce a capire le strade che egli ha scelto per
manifestare il suo amore agli uomini… Ecco, questo è l’essenziale. E in questa
vicenda noi tocchiamo con mano la bontà di Dio che non ci ha abbandonato alla
nostra storia di infedeltà e fragilità. Ma anche la risposta libera e generosa
che ha trovato in una donna, che ha acconsentito a diventare madre del
Salvatore.
In
fondo è proprio quello che celebriamo con la festa dell’Immacolata: un Dio che
ci precede sempre, che fa grazia, che offre il suo amore prima ancora che noi
possiamo riconoscerlo e ricambiarlo. Dio non usa improvvisare: così aveva
preparato Maria, l’aveva preservata da ogni contatto con il peccato delle
origini. Un privilegio? Certo. Ma che non l’ha esonerata dalla fede, dalla
fatica di aderire, giorno dopo giorno, a un progetto troppo bello e troppo
grande per essere compreso e previsto.
Anche
noi, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura, pur sottomessi
all’eredità oscura del peccato originale, siamo stati scelti prima della
creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a Dio nella carità.
Anche noi siamo chiamati a pronunciare il nostro “sì” al progetto che Dio ha su
ciascuno di noi. Ciascuno di noi è chiamato a cooperare, come Maria, al grande disegno
che Dio ha sull’umanità.