La crisi del sacramento della
penitenza, si riflette anche nella mancanza di accordo in teologia sul nome con
cui designare il quarto sacramento, a tal punto che alcuni autori lo chiamano
semplicemente in questo modo: il quarto sacramento. I nomi che ha
ricevuto il nostro sacramento sono diversi e sono da considerarsi tutti
complementari tra loro. Nella mentalità attuale, la parola penitenza
esprime, di fatto, solo lo sforzo penoso dell’uomo che è invitato a cambiare
strada, orientamento... Questo senso restrittivo attribuito alla penitenza la
colloca in un contesto poco gioioso! In ogni modo, è il termine preferito dal
Concilio di Trento, dai documenti del Vaticano II e dallo stesso Rito della penitenza del 1973 (= RP). La
parola conversione (traduzione della metanoia
neotestamentaria), in sé stessa, esprime bene la realtà fondamentale della
svolta radicale che si deve operare nel peccatore che si avvicina al
sacramento, ma forse non esplicita abbastanza che questa svolta si attua nel
tempo. Alcuni parlano del sacramento del perdono; così, ad esempio,
anche il Catechismo della Chiesa Cattolica
usa quest’espressione (CCC, n. 1446). Si noti però che il perdono si trova allo
sbocco di un cammino di conversione. La parola confessione, che è stata
la denominazione più diffusa negli ultimi secoli ed è ancora largamente
adoperata (confessarsi, confessionale, confessore), mette in primo piano solo
una parte dell’azione del penitente e può favorire una visione del sacramento
come semplice scarico psicologico. Oggi alcuni autori preferiscono
l’espressione sacramento della riconciliazione. È una parola che non
compare nei vangeli, la troviamo invece in san Paolo, il quale afferma, tra
l’altro, che è stato Dio “a riconciliare a sé il mondo in Cristo” (2Cor 5,19).
Quindi con questo termine si sottolinea in modo particolare l’azione di Dio in noi.
Inoltre, il vocabolo viene considerato adatto ad esprimere l’effetto a cui
tende il sacramento: una ripresa di rapporti (ri - conciliazione), la pace
ritrovata con Dio, con gli altri, con sé stesso. Ne fa uso abbondante sia il RP
che il CCC.