Gen 3,9-15; Sal 129; 2 Cor
4,13-5,1; Mc 3,20-35
Al centro delle tre letture
bibliche che abbiamo ascoltato troviamo il tema della lotta contro il male
morale, ciò che noi chiamiamo “peccato”, una parola che proviene dal verbo
latino “peccare”, che in origine
significava “inciampare”. È un’esperienza quotidiana che noi non di rado siamo
inclini ad inciampare, a peccare. La nostra vita è caratterizzata spesso da
cedimenti e sbagli più o meno gravi, più o meno importanti.
Questa amara esperienza del peccato
la troviamo già nell’origine dell’umanità. La prima lettura, tratta dal libro
della Genesi, intende dare una risposta alla domanda: da dove viene il male
morale? La Bibbia risponde a questa domanda con il linguaggio simbolico degli
antichi racconti eziologici, cioè quei racconti che intendono spiegare la causa
di un fenomeno. Si afferma che la fonte del male morale è l’uomo stesso che “liberamente”,
si lascia condizionare dalla tentazione ed opera scelte contrastanti con Colui
che dovrebbe essere il valore fondamentale della sua vita. Il racconto biblico di
Adamo ed Eva che mangiano il frutto dell’albero proibito, illustra le quattro
rotture provocate dal peccato: con Dio, di cui si fugge per paura; con gli
uomini, con i quali si rompe la solidarietà; con se stessi, con relativa
interiore insicurezza e debolezza; con la natura, che invece di condurre a Dio
ne diventa un ostacolo. Il racconto della Genesi si chiude con la maledizione
del serpente, il tentatore, e con misteriose parole di speranza per l’umanità:
“Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Profezia di una
lotta dura e aspra, ma con un finale vittorioso. In altre parole, l’essere
umano, cioè il figlio della donna, avrà la meglio sul serpente tentatore.
Questa profezia della Genesi si
avvera in Cristo, presentato da san Marco nel brano evangelico d’oggi come
“l’uomo forte” che è in grado di difendersi da ogni assalto del male, da
“satana”. Giovanni Battista aveva già parlato di Gesù come “uno più forte” che
veniva dopo di lui e che battezzava con lo Spirito Santo (cf. Mc 1,7-8). Gesù
vince il male perché cede solo alle richieste di Dio e alle urgenze dell’uomo,
non ai vari “idoli” del suo tempo. Con lui e in lui è veramente giunto il regno
di Dio ed è iniziato il crollo del regno di Satana. Gesù è venuto per
trasferirci dal regno delle tenebre, in cui domina Satana e la sua logica di
menzogna, al regno del Figlio diletto, quello dove Gesù regna e il vangelo
diventa norma dei nostri comportamenti. In questo modo, viene anticipata quella
vittoria finale del bene e dell’uomo rappresentata dalla risurrezione, di cui
parla san Paolo nella seconda lettura: “colui che ha risuscitato il Signore
Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui”. Siamo deboli,
“tutti siamo peccatori” come dice spesso papa Francesco, ma come abbiamo
ripetuto dopo la prima lettura: “Il Signore è bontà e misericordia”.