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venerdì 7 marzo 2025

DOMENICA I DI QUARESIMA (C) – 9 Marzo 2025



 

Dt 26,4-10; Sal 90 (91); Rm 10,8-13; Lc 4,1-13

 

Il salmo responsoriale, ripreso poi dall’antifona alla comunione, parla della protezione divina accordata a colui che ha fiducia in Dio. Nel vangelo con la citazione di questo salmo il diavolo ricorda a Gesù che, in quanto Figlio di Dio, ha il diritto di essere salvato dalla morte e da ogni pericolo; ha questo diritto perché Dio stesso ha promesso il suo aiuto a chi confida in lui. Gesù però risponde: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Non si può usare la parola di Dio per eludere la sua volontà. Bisogna piuttosto fidarsi di lui nell’obbedienza incondizionata al suo volere.

 

Le letture odierne sono incentrate sulla fede, che è anche un atteggiamento interiore di fiducia nelle promesse divine. Il brano del Deuteronomio riporta una lunga preghiera che, per ordine di Mosè, l’israelita doveva pronunciare nel momento in cui egli offriva le primizie dei frutti del suolo per ringraziare il Signore di avergli donato la terra. Questa preghiera è la più antica professione di fede in Dio del popolo d’Israele, in un Dio fedele alle sue promesse. Infatti, il dono della terra è visto come l’ultimo di una serie di doni, di interventi salvifici che Dio ha compiuto lungo la storia del suo popolo, da Abramo in poi. Con il gesto dell’offerta delle primizie e la professione di fede che l’accompagna, Israele riconosce che tutto quanto è e possiede è dono di Dio. Anche il brano di san Paolo è una professione di fede, in questo caso di fede cristiana in Gesù quale “Signore”, fonte di salvezza per tutti: chi riconosce e proclama che Gesù Cristo, il crocifisso, è il Signore risorto dai morti, approda alla salvezza che è il dono di Dio promesso ai credenti.

 

L’evento delle tentazioni di Gesù, riportato dal vangelo, episodio che tradizionalmente apre la Quaresima, può anch’esso essere considerato una vera professione di fede. La fede è messa alla prova dalla tentazione, la quale non risparmia neppure il Cristo. Ma vediamo come egli affronta questa prova. Tutte le risposte che Gesù dà al tentatore sono ispirate alle parole della Scrittura. Satana cerca in modo subdolo, usando anche lui le parole della Scrittura, di indurre Gesù a fare delle scelte personali e comode contrarie al disegno di Dio su di lui. Ma Gesù, rispettando la libertà sovrana del disegno salvifico, al cui compimento è votato, pronuncia il suo “sì” definitivo al Padre e si abbandona totalmente al suo destino. In questo modo, “vincendo le insidie dell’antico tentatore” (prefazio), Gesù diventa per noi l’emblema luminoso della fede in Dio, cioè dell’adesione piena e totale a Dio e al suo piano tracciato nel cosmo e nella storia. “La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 539). Come per Cristo, anche la nostra strada di fedeltà alla parola di Dio è cosparsa di ostacoli e tentazioni. Dio però ci assicura il suo aiuto e la sua forza per superare ogni prova. Abbiamo la certezza che Cristo ha vinto le forze del male e la sua vittoria è anche di tutti coloro che si uniscono a lui per mezzo della fede e dei sacramenti.

 

La Quaresima si apre con un forte appello alla riscoperta della purezza della fede liberata da tutte le ignoranze, i surrogati e le escrescenze abitudinarie e magiche. Bisogna prendere chiara coscienza di tutto ciò che nella nostra vita contraddice la scelta fondamentale fatta nel battesimo abbracciando i valori del vangelo, scelta che deve orientare l’intero corso della nostra esistenza. Di fronte alla tentazione costante, che per la nostra naturale fragilità avvertiamo, di emanciparci da Dio e di prostituirci agli “idoli”, occorre riaffermare la fedeltà alla parola di Dio e la fede nella potenza salvatrice del Signore. 

lunedì 3 marzo 2025

MERCOLEDI DELLE CENERI – 5 Marzo 2025



 

 

Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 

Il Mercoledì delle Ceneri è la porta della Quaresima, il periodo dell’anno liturgico che ha lo scopo di preparare la Pasqua. Il cammino quaresimale verso la Pasqua è un viaggio gioioso perché ci porta alla Vita. Questa gioia però scaturisce dai cuori purificati dalle opere del peccato che conducono, invece, alla morte. Il secondo prefazio di Quaresima definisce questo Tempo quale “tempo di rinnovamento spirituale”. Sulla stessa lunghezza d’onda, le due prime letture della messa d’oggi parlano della conversione. La calamità che ai tempi di Gioele ha colpito la terra di Giuda diventa per il profeta un segno per invitare il popolo alla conversione: “Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore” (prima lettura). San Paolo ci ricorda che la conversione, nella prospettiva cristiana, non è il cammino che noi dobbiamo fare per andare a Dio, ma piuttosto il cammino di riscoperta di quanto Dio in Cristo Gesù ha fatto per noi: “lasciatevi riconciliare con Dio” (seconda lettura). La riconciliazione fra noi e Dio è possibile perché il Padre ha già rappacificato il mondo nella croce del Figlio. Da parte sua, il brano evangelico illustra il significato delle pratiche quaresimali tradizionali: elemosina, preghiera e digiuno, con un continuo richiamo a superare il formalismo. Gesù ne parla nel contesto del discorso sulla nuova giustizia, superiore all’antica; egli illustra le caratteristiche di questa nuova giustizia e le applica alle tre pratiche fondamentali della pietà giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.  

 

Il rito penitenziale dell’imposizione delle ceneri si compie subito dopo la liturgia della Parola. Si tratta di un gesto, antico ma non antiquato, che intende esprimere lo stesso messaggio che illustrano le letture bibliche della messa. Nell’ultima riforma si è voluto conservare la formula classica dell’imposizione delle ceneri: “Ricordati, uomo, che polvere tu sei, e in polvere ritornerai”, ma se ne è aggiunta un’altra: “Convertitevi, e credete al Vangelo”. La prima si ispira a Gn 3,19; la seconda a Mc 1,15. Sono formule che si completano a vicenda: una ricorda la caduta umana, il cui simbolo sono la polvere e la cenere; l’altra indica l’atteggiamento interiore di conversione a Cristo e al suo Vangelo, proprio della Quaresima. Con il gesto della cenere iniziamo la Quaresima, ma finiremo con quello dell’acqua della Veglia pasquale. Cenere all’inizio; acqua battesimale alla fine. Ambedue i gesti esprimono un’unità dinamica. La cenere sporca; l’acqua pulisce. La cenere parla di distruzione e morte; l’acqua battesimale della Veglia pasquale è la fonte della Vita. Nella notte di Pasqua accendiamo il fuoco nuovo, simbolo di rinnovamento e di vita risorta: la cenere è, invece, fuoco spento, morto. La Quaresima comincia con la cenere e finisce con il fuoco nuovo e l’acqua battesimale.

 

La Quaresima che iniziamo oggi è un tempo di maturazione individuale e collettiva della fede. Fuori di una prospettiva di fede, essa corre il pericolo di svilirsi in un periodo di tempo in cui lo sforzo morale e le pratiche ascetiche rischiano di diventare fine a sé stesse e pertanto possono condizionare negativamente l’approfondimento di una autentica esperienza di vita cristiana. La Chiesa non insiste più, come ha fatto in tempi passati, nelle pratiche penitenziali in sé come gesti puntuali da compiere. Mutati i tempi, possono e debbono cambiare anche i modi concreti di esprimere l’ascesi; non può scomparire però il sincero slancio di conversione verso Dio. L’orazione colletta della messa parla della Quaresima come di “un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”. La partecipazione all’eucaristia ci è di sostegno in questo cammino (cf. orazione dopo la comunione)