Dt 26,4-10; Sal 90 (91); Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
Il
salmo responsoriale, ripreso poi dall’antifona alla comunione, parla della
protezione divina accordata a colui che ha fiducia in Dio. Nel vangelo con la
citazione di questo salmo il diavolo ricorda a Gesù che, in quanto Figlio di
Dio, ha il diritto di essere salvato dalla morte e da ogni pericolo; ha questo
diritto perché Dio stesso ha promesso il suo aiuto a chi confida in lui. Gesù
però risponde: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Non si può usare
la parola di Dio per eludere la sua volontà. Bisogna piuttosto fidarsi di lui
nell’obbedienza incondizionata al suo volere.
Le
letture odierne sono incentrate sulla fede, che è anche un atteggiamento
interiore di fiducia nelle promesse divine. Il brano del Deuteronomio riporta
una lunga preghiera che, per ordine di Mosè, l’israelita doveva pronunciare nel
momento in cui egli offriva le primizie dei frutti del suolo per ringraziare il
Signore di avergli donato la terra. Questa preghiera è la più antica
professione di fede in Dio del popolo d’Israele, in un Dio fedele alle sue
promesse. Infatti, il dono della terra è visto come l’ultimo di una serie di
doni, di interventi salvifici che Dio ha compiuto lungo la storia del suo
popolo, da Abramo in poi. Con il gesto dell’offerta delle primizie e la
professione di fede che l’accompagna, Israele riconosce che tutto quanto è e
possiede è dono di Dio. Anche il brano di san Paolo è una professione di fede,
in questo caso di fede cristiana in Gesù quale “Signore”, fonte di salvezza per
tutti: chi riconosce e proclama che Gesù Cristo, il crocifisso, è il Signore
risorto dai morti, approda alla salvezza che è il dono di Dio promesso ai
credenti.
L’evento
delle tentazioni di Gesù, riportato dal vangelo, episodio che tradizionalmente
apre la Quaresima, può anch’esso essere considerato una vera professione di
fede. La fede è messa alla prova dalla tentazione, la quale non risparmia
neppure il Cristo. Ma vediamo come egli affronta questa prova. Tutte le
risposte che Gesù dà al tentatore sono ispirate alle parole della Scrittura.
Satana cerca in modo subdolo, usando anche lui le parole della Scrittura, di
indurre Gesù a fare delle scelte personali e comode contrarie al disegno di Dio
su di lui. Ma Gesù, rispettando la libertà sovrana del disegno salvifico, al
cui compimento è votato, pronuncia il suo “sì” definitivo al Padre e si
abbandona totalmente al suo destino. In questo modo, “vincendo le insidie
dell’antico tentatore” (prefazio), Gesù diventa per noi l’emblema luminoso
della fede in Dio, cioè dell’adesione piena e totale a Dio e al suo piano
tracciato nel cosmo e nella storia. “La vittoria di Gesù sul tentatore nel
deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore
filiale per il Padre” (Catechismo della
Chiesa Cattolica, n. 539). Come per Cristo, anche la nostra strada di
fedeltà alla parola di Dio è cosparsa di ostacoli e tentazioni. Dio però ci
assicura il suo aiuto e la sua forza per superare ogni prova. Abbiamo la
certezza che Cristo ha vinto le forze del male e la sua vittoria è anche di
tutti coloro che si uniscono a lui per mezzo della fede e dei sacramenti.
La Quaresima si apre con un forte appello alla riscoperta della purezza della fede liberata da tutte le ignoranze, i surrogati e le escrescenze abitudinarie e magiche. Bisogna prendere chiara coscienza di tutto ciò che nella nostra vita contraddice la scelta fondamentale fatta nel battesimo abbracciando i valori del vangelo, scelta che deve orientare l’intero corso della nostra esistenza. Di fronte alla tentazione costante, che per la nostra naturale fragilità avvertiamo, di emanciparci da Dio e di prostituirci agli “idoli”, occorre riaffermare la fedeltà alla parola di Dio e la fede nella potenza salvatrice del Signore.