Ab 1,2-3; 2,2-4: Il
giusto vivrà per la sua fede
Sal 94 (95): Ascoltate oggi la voce del Signore
2Tm 1,6-8.13-14: Non
vergognarti di dare testimonianza al Signore
Lc 17,5-10: Accresci
in noi la fede
La parola di Dio illumina i sentieri del nostro
camminare. Perciò il salmo responsoriale ci invita a non chiudere il cuore alla
voce del Padre che conduce e protegge “il popolo del suo pascolo”.
La fede è centrale nel processo di ricezione della salvezza,
e giunge a noi come annuncio, come parola, come buona notizia che per essere
ricevuta dev’essere creduta. “A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede, con la quale
l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente” (Dei Verbum, n. 5). La fede si attua come un gratuito e libero
incontro tra Dio che si comunica e l’uomo che accoglie la sua autocomunicazione
aprendosi all’azione di Dio. La fede non è credere in qualcosa, ma credere in
qualcuno, in Dio salvatore. Nell’evento della nostra salvezza, l’iniziativa è
sempre di Dio. La fede è quindi anzitutto un dono. Non a caso il vangelo
d’oggi inizia con la supplica degli
apostoli a Gesù: “Accresci in noi la fede!”. La risposta di Gesù è immediata e,
come al solito, sconcertante: “Se aveste fede quanto un granello di senapa,
potreste dire a questo gelso: Sradicati
e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe”.
Ma questa fede che, anche se minuscola, è capace di
sradicare e trapiantare nel mare un gelso, albero gigante dalle radici
difficilmente sradicabili, non è da confondersi con una tecnica con cui
ottenere effetti prodigiosi come lo spostamento di una montagna o il
radicamento di un albero nelle acque del mare. La potenza della fede di cui
parla Gesù è la potenza di Dio che si manifesta e si sprigiona nella vita di
noi credenti. La fede lascia passare sempre e solo l’azione di Dio attraverso
di noi; non costringe Dio a fare quello che vogliamo noi ma permette a noi di
fare quello che vuole Dio. Infatti, Gesù parla in seguito del servo che “ha
eseguito gli ordini ricevuti”.
La lettura apostolica ci invita a dare una coraggiosa
testimonianza della nostra fede. E la prima lettura, tratta dal libro di
Abacuc, conclude affermando che colui che non ha l’animo retto soccombe, mentre
“il giusto vivrà per la sua fede”. La parola “fede”, nella lingua semitica in
cui si esprimeva Gesù, significa fermezza
e certezza, sicurezza e fiducia. La
fede non ha niente a che fare con l’angustia degli orizzonti. La fede non
intimidisce, non riduce la voglia di vivere e di crescere che c’è in ognuno di
noi ma apre a questa nuovi ed insospettabili orizzonti.