Col motu proprio Magnum principium, datato 3 settembre 2017, papa Francesco non
sconfessa l’Istruzione Liturgiam
Authenticam (28.03.2001), ma, conservandone la sostanza e lo spirito,
restituisce alle Conferenze episcopali un potere che appartiene loro e, in
questo modo, favorisce un clima più dialogico tra le Conferenze stesse e la
Sede Apostolica, clima che si era rarefatto in questi ultimi sedici anni di
applicazione della suddetta Istruzione.
1. Con questo documento, papa Francesco è fedele
a quanto egli stesso aveva scritto nell’Esortazione apostolica Evangelli gaudium, documento
programmatico del suo pontificato, quando nel n. 32 auspica che le Conferenze
episcopali siano “soggetti di attribuzioni concrete” e ricorda che
“un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della
Chiesa”.
2. Il motu proprio è fedele anche al Vaticano II;
rappresenta infatti un ritorno al dettato conciliare, che in SC 36 § 4 afferma:
“La traduzione del testo latino in lingua viva, da usarsi nella liturgia, deve
essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale”. La “confirmatio” della Sede Apostolica venne
stabilita successivamente nel motu proprio Sacram
Liturgiam (25.01.1964), all’articolo IX, quando afferma delle traduzioni
quanto SC 36 § 3 dice sulla previa decisione circa l’uso e il modo della lingua
viva.
3. Possiamo aggiungere, che questo documento è
fedele anche ad una antica tradizione romana. Il documento è promulgato con
data 3 settembre, in cui la Chiesa celebra la memoria di san Gregorio Magno
(590-604). Questo papa inviò Agostino di Canterbury con un consistente gruppo
di monaci a Britannia per evangelizzare l’Inghilterra. Ad una domanda di
Agostino sui diversi modi di celebrare l’Eucaristia, papa Gregorio risponde:
“Tu conosci le usanze della Chiesa di Roma, in cui sei stato educato. Io
desidero però che se trovi nella Chiesa romana, in quella delle Gallie, o in
qualsiasi altra, qualcosa che Dio onnipotente possa gradire di più, dopo una
accurata scelta, lo porti alla Chiesa degli Inglesi…” (il testo della lettera
si può trovare nel volume 371 di Sources Chrétiennes, Cerf, Paris 1991,
492-495).
Papa Francesco, sulla scia di Gregorio Magno, dà
più spazio alle Chiese locali. Naturalmente, ciò comporta anche che le
Conferenze episcopali siano consapevoli
delle loro responsabilità nell’approvazione della traduzione dei testi
liturgici.
MATIAS AUGE