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sabato 6 gennaio 2018

BATTESIMO DEL SIGNORE ( B ) - 7 Gennaio 2018





Is 55,1-11; Is 12,2-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

Il testo del salmo responsoriale è un cantico che si trova nel libro del profeta Isaia a conclusione degli oracoli del cosiddetto libro dell’Emmanuele. Si tratta di un inno di ringraziamento al Signore per le “opere grandi” da lui compiute nella storia del popolo eletto. Se il cantico inneggia alla liberazione pasquale antica, noi riprendendolo lodiamo il Signore per la salvezza pasquale attuata da Cristo, il vero Emmanuele, e donata a noi dallo Spirito nel battesimo. I brani della Scrittura che sono proposti oggi alla nostra attenzione ci aiutano a riscoprire il senso del nostro battesimo alla luce del battesimo di Cristo. Sulla stessa linea, il prefazio afferma: “Nel battesimo di Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro...”

Gesù si sottomette al battesimo penitenziale proposto dal Battista non certo perché avesse  bisogno di purificarsi, ma per esprimere la sua piena solidarietà con gli uomini alla ricerca di Dio e per anticipare il nuovo battesimo nello Spirito che avrebbe sostituito quello di Giovanni. Il battesimo di Gesù è da leggersi quindi nel contesto del mistero dell’Incarnazione che abbiamo celebrato nel periodo appena trascorso. Il battesimo di Gesù esprime la piena immersione del Figlio di Dio nella nostra condizione umana, affinché noi tutti possiamo essere rinnovati a sua immagine. Nelle acque del Giordano si rivela in pienezza il senso ultimo della realtà e della missione di Gesù, della sua persona e della sua vocazione. Non si tratta soltanto dell’inizio del suo ministero; è anche la rivelazione della sua presenza trascendente incarnata nella trama della storia umana, mistero che si è consumato nell’evento della morte e risurrezione del Signore. 

Il battesimo d’acqua al quale Cristo si sottomette si riallaccia al suo dovere essenziale: quello della morte e della risurrezione, di cui è un primo abbozzo. Gesù sperimenta la sua morte e risurrezione con l’immersione e l’emersione battesimale. “Uscendo dall’acqua vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba”. Al tempo stesso si sentì la voce del Padre: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. La riflessione susseguente collegherà la benevolenza del Padre e l’effusione dello Spirito alla glorificazione di Gesù. Perciò il racconto del battesimo di Gesù rievoca anticipatamente tutto il dramma della redenzione e ci permette di vedere nel sacramento dell’acqua l’estensione su di noi dell’avvenimento decisivo della morte e risurrezione di Gesù. Ciò è confermato dal testo denso e profondo della seconda lettura, in cui Giovanni ricorda che Gesù “è venuto con acqua e sangue”, e cioè con l’acqua del suo battesimo e col sangue della sua morte in croce. Ma l’apostolo aggiunge che ora, nel tempo presente, sono “tre quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue”. In parole più semplice, possiamo dire che il dono dello Spirito che riceviamo nel battesimo fa riferimento sia all’acqua del battesimo di Cristo che al sangue della sua morte in croce. La prima lettura, interpretata alla luce del salmo responsoriale, è un invito ad attingere acqua a questa sorgente della salvezza.

Gesù è stato al tempo stesso servo e figlio. Servo fino al punto di dare la sua vita per noi; figlio che ha compiuto con immenso amore ogni suo gesto di servizio. Nel Figlio, anche noi siamo diventati per mezzo del battesimo figli per adozione. Perciò pure la nostra vita dev’essere contrassegnata dall’atteggiamento di servizio o, come dice Giovanni nella seconda lettura odierna, dalla pratica della legge dell’amore come legge autentica di libertà.