Is
55,1-11; Is 12,2-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11
Il
testo del salmo responsoriale è un cantico che si trova nel libro del profeta
Isaia a conclusione degli oracoli del cosiddetto libro dell’Emmanuele. Si
tratta di un inno di ringraziamento al Signore per le “opere grandi” da lui
compiute nella storia del popolo eletto. Se il cantico inneggia alla
liberazione pasquale antica, noi riprendendolo lodiamo il Signore per la
salvezza pasquale attuata da Cristo, il vero Emmanuele, e donata a noi dallo
Spirito nel battesimo. I brani della Scrittura che sono proposti oggi alla nostra
attenzione ci aiutano a riscoprire il senso del nostro battesimo alla luce del
battesimo di Cristo. Sulla stessa linea, il prefazio afferma: “Nel battesimo di
Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero
del nuovo lavacro...”
Gesù
si sottomette al battesimo penitenziale proposto dal Battista non certo perché
avesse bisogno di purificarsi, ma per
esprimere la sua piena solidarietà con gli uomini alla ricerca di Dio e per
anticipare il nuovo battesimo nello Spirito che avrebbe sostituito quello di
Giovanni. Il battesimo di Gesù è da leggersi quindi nel contesto del mistero
dell’Incarnazione che abbiamo celebrato nel periodo appena trascorso. Il
battesimo di Gesù esprime la piena immersione del Figlio di Dio nella nostra condizione
umana, affinché noi tutti possiamo essere rinnovati a sua immagine. Nelle acque
del Giordano si rivela in pienezza il senso ultimo della realtà e della
missione di Gesù, della sua persona e della sua vocazione. Non si tratta
soltanto dell’inizio del suo ministero; è anche la rivelazione della sua
presenza trascendente incarnata nella trama della storia umana, mistero che si
è consumato nell’evento della morte e risurrezione del Signore.
Il
battesimo d’acqua al quale Cristo si sottomette si riallaccia al suo dovere
essenziale: quello della morte e della risurrezione, di cui è un primo abbozzo.
Gesù sperimenta la sua morte e risurrezione con l’immersione e l’emersione
battesimale. “Uscendo dall’acqua vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere
su di lui come una colomba”. Al tempo stesso si sentì la voce del Padre: “Tu
sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. La riflessione
susseguente collegherà la benevolenza del Padre e l’effusione dello Spirito
alla glorificazione di Gesù. Perciò il racconto del battesimo di Gesù rievoca
anticipatamente tutto il dramma della redenzione e ci permette di vedere nel
sacramento dell’acqua l’estensione su di noi dell’avvenimento decisivo della morte
e risurrezione di Gesù. Ciò è confermato dal testo denso e profondo della
seconda lettura, in cui Giovanni ricorda che Gesù “è venuto con acqua e
sangue”, e cioè con l’acqua del suo battesimo e col sangue della sua morte in
croce. Ma l’apostolo aggiunge che ora, nel tempo presente, sono “tre quelli che
rendono testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue”. In parole più
semplice, possiamo dire che il dono dello Spirito che riceviamo nel battesimo
fa riferimento sia all’acqua del battesimo di Cristo che al sangue della sua
morte in croce. La prima lettura, interpretata alla luce del salmo
responsoriale, è un invito ad attingere acqua a questa sorgente della salvezza.
Gesù
è stato al tempo stesso servo e figlio. Servo fino al punto di dare la sua vita
per noi; figlio che ha compiuto con immenso amore ogni suo gesto di servizio.
Nel Figlio, anche noi siamo diventati per mezzo del battesimo figli per
adozione. Perciò pure la nostra vita dev’essere contrassegnata
dall’atteggiamento di servizio o, come dice Giovanni nella seconda lettura
odierna, dalla pratica della legge dell’amore come legge autentica di libertà.