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martedì 14 agosto 2018

ASSUNZIONE DELLA B. V. MARIA – 15 Agosto 2018 Messa del giorno


Assunta di S. Di Stasio (2015) 



Ap 11,19a; 12,1-6a.10°; Sal 44 (45); 1Cor 15,20-27°; Lc 1,39-56



La solennità dell’Assunzione della Madonna ci invita a celebrare il transito di Maria alla luce del testo evangelico che la canta quale dimora di Dio, Arca dell’alleanza recante in sé, nel proprio corpo, la presenza di Dio, e che con il Magnificat fa memoria del passaggio di Dio nella vita della sua umile serva.



Maria come l’Arca dell’alleanza è la vera abitazione di Dio sulla terra. San Luca, presentando Maria in cammino verso la montagna, non può non ricordare il cammino dell’Arca ai tempi di Davide. Un giorno il re decise di trasportarla da Baalà di Giuda a Gerusalemme. Durante il cammino Uzzà stese la mano verso l’Arca e la sostenne, perché i buoi vacillavano, e restò fulminato sul posto. Spaventato, il re disse: “Come potrà venire da me l’arca del Signore?” (2Sam 6,9). Nel brano evangelico odierno ascoltiamo Elisabetta che dice: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” La somiglianza delle due frasi è evidente. Vediamo poi che Davide non volle trasferire l’Arca presso di sé, ma la fece dirottare in casa di Obed-Edom, dove rimase tre mesi e, aggiunge il testo: “Il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa” (1Sam 6,11). Anche qui troviamo un parallelismo con l’evento narrato da Luca: Maria portò Gesù e “rimase circa tre mesi” e così fu benedetta la casa di Zaccaria.



Elisabetta, la sterile, e Maria, la vergine, si abbracciano nello stupore del Dio che opera ciò che umanamente è impossibile. Elisabetta aveva lodato Maria. Maria, invece, riconosce che tutto è opera di Dio e come Maria, la profetessa, sorella di Mosè, dopo il passaggio del Mar Rosso (Es 15,21), come Anna, dopo il dono della maternità (1Sam 2,1-10), anche la Madre di Gesù innalza la sua lode all’Altissimo. Il Magnificat è una bellissima sintesi della storia della salvezza. Maria si colloca come punto di arrivo di tutto il cammino del popolo di Dio e come punto di partenza del nuovo popolo. Nel Magnificat si denuncia la menzogna e l’illusione di coloro che si credono signori della storia e arbitri del loro destino e si va incontro a chi, come Maria, ha il cuore carico di amore e l’anima distaccata e libera. Il Dio che si rivela nel Magnificat è il Dio degli umili, dei poveri, degli affamati, degli ultimi, tra i quali Maria si riconosce: “ha guardato l’umiltà della sua serva”.



“D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Maria non esalta se stessa, ma il Signore che l’ha eletta a strumento del suo amore. Questa è la più grande “vittoria” di Maria: essersi lasciata possedere tutta da Dio, perché egli manifestasse in lei “la potenza del suo braccio”. La grandezza di Maria appare nel suo celebrare e riconoscere che Dio ha fatto tutto in lei, mentre lei si è limitata a credere. Maria ha osato credere allo sguardo di amore di Dio su di lei.

         

Celebrando l’Assunzione di Maria dobbiamo collocare questo evento nella “totalità” del mistero di Maria. Allora potremo percepire che in essa ci sono i destini dell’umanità. Quello che in lei è ormai una realtà pienamente posseduta, lo sarà un giorno anche per noi. Maria assunta diventa icona escatologica della Chiesa. In Maria è anticipato il destino di gloria riservato a tutti i credenti. San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che Cristo è la primizia di questo destino. Maria è la prima di quella catena di creature che Dio vuole recuperare a sé.