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venerdì 24 agosto 2018

DOMENICA XXI DEL TEMPO ORDINARIO ( B ) – 26 Agosto 2018






Gs 24,1-2a.15-17.18b; Sal 33 (34); Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

  

Come dicevamo domenica scorsa, e ci ripete oggi il brano evangelico, i giudei trovano il discorso eucaristico di Gesù “duro” da “ascoltare”. Ecco quindi che “molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”, abbandonarono il Signore. Il punto maggiormente duro del discorso è quello della Croce, che l’espressione “carne” e “sangue” suggeriscono. E’ la prova di Gesù ed è la prova di ogni suo discepolo. Senza dubbio anche a noi, come ai primi discepoli, il linguaggio e le esigenze del vangelo sembrano talvolta dure e difficili da intendere, e soprattutto da mettere in pratica. La vita dell’uomo è una scelta continua: tra bene e male, tra speranza e disperazione, tra fede e incredulità. Bisogna aver il coraggio di fare delle scelte. Le letture bibliche di questa domenica ci invitano a rinnovare la nostra scelta fondamentale per il vangelo di Gesù.



Così la prima lettura ci parla della scelta che ha dovuto fare Israele appena arrivato alla terra promessa. Giosuè raduna il popolo e lo invita a scegliere: “Sceglietevi oggi chi servire”: se “gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume” o gli “dèi” del nuovo paese. E’ una domanda provocatoria che ha lo scopo di suscitare nel popolo d’Israele una scelta fondamentale verso il “servizio” del Signore. Ed ecco che Israele dichiara solennemente di essere pronto a servire il Signore, “poiché il Signore, nostro Dio, ha fatto uscire noi e i nostri padri dal paese d’Egitto…” Si tratta del rinnovo pubblico del patto. Come ci insegna la storia successiva d’Israele, la scelta fatta va comunque rinnovata giorno dopo giorno, va rivisitata e vissuta secondo le nuove situazioni. La scelta fondamentale non è un atto formale, posto una volta per sempre, è invece un impegno da realizzare. La vita è fatta da scelte, non si può vivere sempre nell’incertezza, nell’ambiguità, e meno ancora nella contraddizione. Possiamo leggere la seconda lettura alla luce di queste riflessioni: san Paolo parla del matrimonio, e afferma che il suo valore fondamentale è l’amore e il servizio reciproco. Chi ha fatto questa scelta, è invitato a restarvi fedeli, “come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei”.



Come gli israeliti dopo l’ingresso in Palestina, anche noi oggi siamo entrati in una nuova fase della storia, abbiamo incontrati nuovi idoli (il benessere a portata di tutti, una tecnica sempre più raffinata, ecc.). Come i discepoli del vangelo, ci troviamo di fronte a un Gesù che non corrisponde sempre agli schemi ereditati. Gesù, vedendo che molti lo abbandonavano, si rivolse ai dodici Apostoli con queste parole: “Volete andarvene anche voi?” A nome dell’intero gruppo Pietro risponde con parole che esprimono la fede di ogni discepolo, e quindi anche la nostra: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Ogni volta che ci avviciniamo alla comunione eucaristica affermiamo con questo gesto la nostra scelta decisiva in favore di Cristo e del suo vangelo.