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venerdì 11 gennaio 2019

DOMENICA DOPO L’EPIFANIA: BATTESIMO DEL SIGNORE ( C ) 13 Gennaio 2019






Is 40,1-5.9-11; Sal 103 (104); Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22



In questa domenica, che è ancora in qualche modo una eco del tempo di Natale - Epifania, celebriamo il battesimo di Gesù al Giordano, in cui egli si rivela alle folle come il “Figlio prediletto” di Dio, sul quale scende lo Spirito Santo, colui che battezza “in Spirito Santo e fuoco” (vangelo). Le altre due letture chiariscono ulteriormente la figura e missione del Messia: egli “viene con potenza” a liberare l’uomo dalla sua “schiavitù” (prima lettura), “con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo” (seconda lettura).

Luca, secondo una sua prospettiva frequente, colloca il battesimo di Gesù in un atto di preghiera. La differenza dalle parallele rappresentazioni di Marco e Matteo è tutta in questa “preghiera”. La teofania contemplata da Gesù dopo il suo battesimo costituisce l’epilogo naturale e il vertice della sua preghiera. I cieli si aprono come risposta alla preghiera di Gesù e lanciano un annuncio che definisce la realtà autentica dell’uomo–Gesù: egli è il Figlio di Dio. In lui, perciò, la presenza di Dio è perfetta; egli possiede in forma definitiva lo Spirito di Dio.   


Gesù col battesimo nel Giordano inizia la sua vita pubblica. Perciò il gesto del battesimo è, da parte di Gesù, l’accettazione e l’inaugurazione della sua missione di Servo sofferente. Accentando il battesimo dalle mani di Giovanni, Gesù si fa solidale con i peccatori, lui che è senza peccato; accetta cioè la sua missione di redentore dei nostri peccati, prende su di sé il peccato del mondo per portarlo via dal mondo. A questo atteggiamento di Gesù di totale disponibilità a compiere la volontà divina risponde la voce del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te io ho posto il mio compiacimento”, e lo Spirito  Santo scende su di lui. Gesù diventa così la sorgente dello Spirito per tutta l’umanità.


La missione di Gesù è quindi tutta quanta in funzione della nostra salvezza. Ecco perché il battesimo con cui egli inizia la sua missione è anche da interpretarsi in funzione del nostro battesimo (cf. l’orazione colletta). Celebrare il battesimo di Gesù significa prendere coscienza del nostro battesimo, di ciò che questo sacramento significa per la nostra vita. Il battesimo di Gesù non è stato solo un momento, ma è stata espressione di tutta la sua vita, una vita di appartenenza al Padre e ai fratelli. Nel battesimo che noi abbiamo ricevuto nel nome di Cristo, figlio amato, anche noi siamo diventati figli di Dio e anche noi abbiamo ricevuto in dono lo Spirito Santo. La partecipazione sacramentale al mistero pasquale di Cristo operata dal battesimo rende attuale per noi l’intera vicenda salvifica di Gesù, come dono e come impegno. Il battesimo infatti ci inserisce nella vita e nella missione della Chiesa e, attraverso di essa, nella missione del Figlio e dello Spirito Santo. Il sacramento del battesimo non è soltanto un mezzo di salvezza per noi stessi, ma contemporaneamente una responsabilità in vista della salvezza di tutti. In questo modo pure noi, al seguito di Gesù, siamo chiamati ad accogliere la volontà del Padre e ad aprirci alla solidarietà con i fratelli, con gli uomini, con il mondo. Il battesimo che abbiamo ricevuto è in noi un continuo richiamo a vivere una vita al servizio della salvezza degli uomini nostri fratelli.


Il battesimo di Gesù al Giordano è simbolo di ciò che egli avrebbe compiuto nella realtà della vita, offrendosi come agnello di Dio sulla croce per i nostri peccati, mistero che si ripresenta sacramentalmente nella celebrazione eucaristica.