Is 40,1-5.9-11; Sal 103 (104); Tt 2,11-14;
3,4-7; Lc 3,15-16.21-22
In questa domenica, che
è ancora in qualche modo una eco del tempo di Natale - Epifania, celebriamo il
battesimo di Gesù al Giordano, in cui egli si rivela alle folle come il “Figlio
prediletto” di Dio, sul quale scende lo Spirito Santo, colui che battezza “in
Spirito Santo e fuoco” (vangelo). Le altre due letture chiariscono
ulteriormente la figura e missione del Messia: egli “viene con potenza” a
liberare l’uomo dalla sua “schiavitù” (prima lettura), “con un’acqua che
rigenera e rinnova nello Spirito Santo” (seconda lettura).
Luca, secondo una sua prospettiva frequente,
colloca il battesimo di Gesù in un atto di preghiera. La differenza dalle
parallele rappresentazioni di Marco e Matteo è tutta in questa “preghiera”. La
teofania contemplata da Gesù dopo il suo battesimo costituisce l’epilogo
naturale e il vertice della sua preghiera. I cieli si aprono come risposta alla
preghiera di Gesù e lanciano un annuncio che definisce la realtà autentica
dell’uomo–Gesù: egli è il Figlio di Dio. In lui, perciò, la presenza di Dio è
perfetta; egli possiede in forma definitiva lo Spirito di Dio.
Gesù col battesimo nel Giordano inizia la sua
vita pubblica. Perciò il gesto del battesimo è, da parte di Gesù,
l’accettazione e l’inaugurazione della sua missione di Servo sofferente.
Accentando il battesimo dalle mani di Giovanni, Gesù si fa solidale con i
peccatori, lui che è senza peccato; accetta cioè la sua missione di redentore
dei nostri peccati, prende su di sé il peccato del mondo per portarlo via dal
mondo. A questo atteggiamento di Gesù di totale disponibilità a compiere la
volontà divina risponde la voce del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in
te io ho posto il mio compiacimento”, e lo Spirito Santo scende su di lui. Gesù diventa così la
sorgente dello Spirito per tutta l’umanità.
La missione di Gesù è quindi tutta quanta in
funzione della nostra salvezza. Ecco perché il battesimo con cui egli inizia la
sua missione è anche da interpretarsi in funzione del nostro battesimo (cf.
l’orazione colletta). Celebrare il battesimo di Gesù significa prendere
coscienza del nostro battesimo, di ciò che questo sacramento significa per la
nostra vita. Il battesimo di Gesù non è stato solo un momento, ma è stata
espressione di tutta la sua vita, una vita di appartenenza al Padre e ai
fratelli. Nel battesimo che noi abbiamo ricevuto nel nome di Cristo, figlio
amato, anche noi siamo diventati figli di Dio e anche noi abbiamo ricevuto in
dono lo Spirito Santo. La partecipazione sacramentale al mistero pasquale di
Cristo operata dal battesimo rende attuale per noi l’intera vicenda salvifica
di Gesù, come dono e come impegno. Il battesimo infatti ci inserisce nella vita
e nella missione della Chiesa e, attraverso di essa, nella missione del Figlio
e dello Spirito Santo. Il sacramento del battesimo non è soltanto un mezzo di
salvezza per noi stessi, ma contemporaneamente una responsabilità in vista
della salvezza di tutti. In questo modo pure noi, al seguito di Gesù, siamo
chiamati ad accogliere la volontà del Padre e ad aprirci alla solidarietà con i
fratelli, con gli uomini, con il mondo. Il battesimo che abbiamo ricevuto è in
noi un continuo richiamo a vivere una vita al servizio della salvezza degli
uomini nostri fratelli.
Il battesimo di Gesù al Giordano è simbolo di
ciò che egli avrebbe compiuto nella realtà della vita, offrendosi come agnello
di Dio sulla croce per i nostri peccati, mistero che si ripresenta
sacramentalmente nella celebrazione eucaristica.