La Navata (latino navis,
nave), è l’area compresa tra le file longitudinali di pilastri che sorreggono
la copertura; inizialmente corrispondeva ad una porzione di sala coperta da
capriate, somigliante allo scafo capovolto di una nave: essa forma il “corpo”
dell’edifico sacro.
La nave – o la barca – è uno
dei simboli della Chiesa, prefigurata nell’arca di Noè, condotta verso l’approdo
eterno da Pietro e dai suoi successori nel mare periglioso della storia umana.
Le più importanti fondazioni
costantiniane, quali la basilica Lateranense e San Pietro (IV secolo)
adottarono una tipologia a cinque navate per assecondare la necessità di culto
tra cui le processioni all’interno.
Le colonne longitudinali
orientano il cammino del popolo verso l’altare da cui sgorga la grazia; questo
cammino, che è figura del pellegrinaggio personale del credente sulle orme del
Redentore, si ripete nella processione per la comunione in ogni messa.
In età alto-medievale subentrò
un’edilizia sacra di proporzioni più contenute dal tradizionale impianto a tre
navate, a croce latina e, soprattutto in epoca carolingia, a pianta centrale di
ispirazione bizantina.
La tipologia più diffusa nell’architettura
Romanica (XI-XII sec.) – pur espressa in una molteplicità di forme – è quella a
tre navate, con o senza transetto, dalle dimensioni monumentali, Nel Duecento,
tuttavia, l’affermazione degli ordini mendicanti portò in auge la navata unica,
ben rispondente alle necessità di povertà, semplicità e visione egualitaria del
popolo cristiano.
L’arte Gotica (XIII-XIV sec.)
adottò per le sue cattedrali audacemente proiettate verso l’alto, lo schema
architettonico a tre navate, scandite da robusti pilastri a fascio che consentono
l’innalzamento delle coperture.
Nel Rinascimento la volontà di
sperimentazione indusse gli architetti a creare templi dalle forme elaborate e
dalle dimensioni imponenti.
Nel 1557 l’arcivescovo di
Milano Carlo Borromeo pubblicò un trattato per definire il rapporto tra
architettura sacra ed esigenze di culto, proponendo tra l’altro la lunga navata,
con pianta a croce latina, per visualizzare il cammino della Chiesa pellegrina.
Nell’epoca della Controriforma si affermò la navata unica (con cappelle
laterali in sostituzione delle navate laterali) ove lo sguardo si focalizza
sull’altare maggiore illuminato dalla cupola; tale modello di spazio ebbe la
prima realizzazione nella chiesa madre dei Gesuiti a Roma, il Gesù, ove furono
soppresse le divisioni architettoniche per avvicinare funzionalmente e spiritualmente
i fedeli al clero, renderli più attenti all’ascolto della Parola e partecipi
alla celebrazione.
Lo spazio destinato ai fedeli
(navata) e quello per il clero (presbiterio) costituiscono l’aula liturgica la cui disposizione deve
essere tale da presentare “l’immagine dell’assemblea riunita” (Principi e Norme del Messale Romano 257
[nell’ultima edizione: 294]).
Fonte: Vademecum Visitare la Chiesa, a cura di P. Vannoni, Roma 2015, pp.
17-19.