SCAMBIARSI UN SEGNO DI PACE
IL FATTO. La
messa è divisa in tante parti – almeno tre – e si svolge sempre secondo lo
stesso schema ben noto a tutti, anche a voi che non ci andate più dai tempi
della cresima (no, il vostro matrimonio non vale). A un certo punto succede che
il prete dica questa frase: “Scambiatevi un segno di pace!” Ehi, tu che stai là
in fondo e che non vedo mai, girati a destra e sinistra e porgi la mano al tuo
vicino di panca dicendo una cosa semplice: “La Pace sia con te”. Più facile di
così. Tu ti giri e allunghi la mano verso la minuta signora anziana al tuo
fianco; lei fa la stessa cosa e mentre dice “la pascc”, o anche solo “ascc”,
non stringe la tua mano ma la sfiora con diffidenza e ti guarda dritto sotto il
pomo d’Adamo. L’operazione dura circa due secondi e mezzo. I più motivati si
voltano anche verso chi è seduto dietro. Scambio della pace finito, la messa
continua. Quell’anziana signora non la rivedrai mai più.
IL PERICOLO. Il
pericolo è credere che così la pace sia stata effettivamente scambiata. Il
pericolo è pensare che quei due secondi e mezzo ti abbiano riconciliato con
tutta una comunità che in realtà nemmeno conosci. In un piccolo gesto dovrebbe
esplodere la fraternità di persone amiche nel senso evangelico, fratelli e
sorelle che ti aiutano a portare i tuoi pesi. Un gesto è un segno di qualcos’altro
che però non c’è (CCC 1145). E la riprova è che finita la messa te ne esci di
corsa per andare a infornare l’arrosto e gli altri fanno lo stesso. Il precetto
è assolto. Buon appetito a tutti.
LE TATTICHE. Qui
è facile. Al momento giusto, prima di dire “La pace sia con te”, prendete la
mano della vecchietta e tenetela ben stretta. Non mollare la presa e iniziate a
fare domande. Come si chiama signora? Dove abita? Suo marito non c’è? Io abito
qui vicino e questa è mia moglie Pippa. Abbiamo cinque figli ma non riusciamo
più a portarli a messa. Lei ha figli? E oggi cosa cucina di buono? Alla fine
chiudete con la formula magica, completa e arricchita: “La pace sia con te e
buona domenica!” Magari le prime volte vi prenderanno per matti e si passeranno
la voce per non sedersi acconto a voi; poi però piano piano la faccenda
dilagherà e vedrete gente che si ferma a chiacchierare, magari si siede anche,
mostra la foto dei figli e si passa la ricetta dell’arrosto. Pensate che
differenza. In poco tempo tutti sapranno qualcosa in più degli altri e forse,
se si incontreranno nel salumiere o in pasticceria, riprenderanno allegramente
il discorso. Si chiama “simpatia”, da syn = con, insieme, e pathos
= affezione, sentimento. Sentire insieme, trovarsi bene con un altro essere
umano, anche se basso e anziano. In una parola, essere comunità. Forse chi si è
inventato il gesto dello scambio della pace a messa voleva proprio questo.
Fonte: Alberto Porro, Come sopravvivere alla Chiesa cattolica
e non perdere la fede, Bompiani 2019, pp. 27-29.
Con questo
stile provocatore, non esento di umorismo, l’autore di questo piccolo libro
tratta i seguenti temi: Andare a Messa la domenica; Ascoltare la predica; Scambiarsi
il segno di pace; Partecipare al corso fidanzati; Sposarsi in chiesa;
Partecipare a un gruppo familiare; Invitare il prete a cena a casa vostra;
Battezzare i figli; Mandare i figli a catechismo; Possedere una Bibbia; Dare
una mano al prete; Parlare con le Suore; Obbligare i figli ad andare a Messa;
Obbedire ciecamente al parroco; Fare la carità.