Nella
basilica di San Pietro a Roma Giovanni XXIII volle una porta di bronzo, opera
artistica di Manzù: la Porta della morte. Nei diversi pannelli di questa
porta sono rappresentate tutte le morti, dominate dalla morte di Cristo in
croce e di quella di Maria sua madre portata in cielo. Ci sono la morte per
omicidio di Abele, la morte per vecchiaia di Giuseppe, la morte di lapidazione
di Stefano, protomartire, la morte in esilio di Gregorio VII, la morte violenta
del giusto, la morte nell’aria di un precipitato dall’alto, la morte improvvisa
di una madre di fronte al figlio che piange, la morte di Giovanni XXIII nella
vigilante preghiera. Manca tra i pannelli la morte per suicidio, ma manca
perché non è narrabile!
Ma
sulla porta dell’aldilà, una porta aperta per tutti, sarà possibile il passaggio
alla vita anche di chi l’ha rifiutata. E sarà comunione piena, danza mistica: “Non
ci sarà più la morte, né lutto, né pianto, né disperazione perché le cose di
prima sono passate” (Ap 21, 4).
Fonte:
Enzo Bianchi, Cosa c’è di là. Inno alla vita (Intersezioni 588), il
Mulino, Bologna 2022, 61-62.