Il riformatore Zwingli Ulrico
(1484-1531) si trovava ad operare tra il gruppo radicale degli anabattisti che intendevano
creare una Chiesa “libera” e il fronte cattolico tradizionale che non intendeva
accogliere le novità dei riformatori. Zwingli l’11 aprile 1525 presentò al
Consiglio della città di Zurigo una nuova liturgia eucaristica. Il testo fu
accolto e, con alcuni ritocchi, sostituì la messa tradizionale. Non intendo
analizzare questo nuovo rito della santa cena. Vorrei soltanto indicare quali
siano stati i criteri che hanno guidato a Zwingli nella sua riforma, che
costituisce una vera e propria creazione liturgica.
Zwingli rifiuta il termine
“messa”, ma accetta il vocabolo “eucaristia”, che è “memoriale” (Wiedergedächtnis),
“ringraziamento” (Danksagung) e “esultanza” (Frohlocken).
Partendo dal principio della “sola Scriptura”, tutto ciò che non si conforma
alla parola di Dio deve essere eliminato. Il rito della cena del Signore è sato
istituito da Cristo. È opportuno, pertanto, evitare lo sfarzo e la pompa delle
cerimonie per non ricadere negli errori del passato. Il riformatore, poi,
intende favorire la partecipazione di tutta la popolazione.
Non è difficile notare nei
suddetti criteri del riformatore di Zurigo, tre criteri fondamentali della
riforma cattolica della santa messa promossi dal Vaticano II ed enunciati nella
Costituzione Sacrosanctum Concilium: una più grande ricchezza biblica
(SC n. 51); la partecipazione attiva dei fedeli (SC nn.48-49); la ricerca di
una nobile semplicità dei riti (SC nn.34, 50). Naturalmente, c’è una notevole
differenza nel modo di applicare questi tre criteri nel rito di Zwingli e nel Missale
Romanum di Paolo VI. Nondimeno, prendere atto di quanto abbiamo indicato
può essere un punto di partenza per un fruttuoso dialogo ecumenico.
Fonte: Per quanto riguarda la
santa cena di Zwingli, si può consultare Ermanno Genre, Il culto cristiano.
Una prospettiva protestante. Claudiana, Torino 2022, 244-247.