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venerdì 8 aprile 2016

“AMORIS LAETITIA”. UNA PRIMA REAZIONE


 
Questo post non è propriamente un commento all’Esortazione Amoris laetitia. E’ una prima e breve reazione dopo aver ascoltato gli interventi nella Sala Stampa della Santa Sede in cui è stato presentata l’Esortazione oggi dalle ore 11.30 alle ore 13.00. Ho apprezzato  soprattutto il lungo intervento del card. Christoph Schönborn.

L’Esortazione AL è giustamente chiamata postsinodale perché è in continuità di stile e di contenuto con il Sinodo sulla famiglia nelle sue due tappe celebrate negli anni  2014 e 2015. La Relatio finalis del Sinodo è citata ben 84 volte.

Tra i punti salienti del documento, cito: lo sguardo positivo sulla famiglia; la sollecitudine per le diverse situazioni in cui essa si trova; il grande rilievo dato alla preparazione al matrimonio; il valore che può rappresentare in certi casi il matrimonio civile come inizio di un cammino verso il matrimonio sacramentale; il principio della gradualità nell’accompagnamento delle famiglie in difficoltà…

Catalogare le famiglie in “regolari” e “irregolari” è uno schema troppo semplice che non fa giustizia alle numerose e diverse situazioni. Il Papa parla di tutte le diverse situazioni senza catalogarle. Ciò non impedisce di presentare l’ideale cristiano di famiglia in tutto il suo splendore.

Il principio pastorale di discernere e accompagnare, presente già nei documenti sinodali, non vale solo per i matrimoni e famiglie così detti irregolari, ma va applicato a tutte le  famiglie perché tutte sono in cammino verso più alti traguardi.

Bisogna fare un doveroso atto di autocritica. Non di rado si è presentato un ideale di matrimonio e di famiglia troppo astratto, che ha contribuito a creare le situazioni che oggi lamentiamo. Bisognerebbe invece saper esporre le ragioni e le motivazione che fanno amare il matrimonio e la famiglia cristiana.

Seguendo le orme del Sinodo, AL dà somma importanza alla formazione al matrimonio, da continuare magari anche dopo la celebrazione del sacramento.

Nella pastorale famigliare bisogna evitare i due estremi del rigorismo e del lassismo. Occorre invece formare la coscienza, non sostituirla. Avere più fiducia nella coscienza dei fedeli.

Una delle chiavi di lettura del documento è l’importanza data al discernimento personale, necessario per attuare poi in seguito un discernimento pastorale.

Il cap. 4 di AL è un bellissimo inno all’amore nel matrimonio, in cui il Papa fa un commento al cosiddetto inno alla carità di san Paolo (1 Cor 13,4-7). E' un capitolo che possiamo chiamare originale in rapporto ai documenti sinodali.

Il cap. 8 di AL parla delle ferite dell’amore in seno al matrimonio e alla famiglia. Il titolo del capitolo indica in poche parole la terapia pastorale da seguire: “accompagnare, discernere e integrare la fragilità”. Per quanto riguarda i divorziati risposati civilmente, è fondamentale quanto si afferma al n. 300. La varietà delle situazioni concrete sono tante… E’ comprensibile quindi che non si debba aspettare da AL una nuova normativa generale di tipo canonico. Il documento ripete praticamente quanto affermava la Relatio finalis del Sinodo nei numeri 84, 85 e 86. Si tratta di accompagnare, discernere e integrare. La domanda che molti si faranno è se l’integrazione può arrivare in certi casi all’ammissione dei divorziati risposati alla comunione eucaristica. Al riguardo occorre leggere attentamente quanto si dice sulle “norme e il discernimento” al n. 305, nota 351: “In certi casi [l’aiuto della Chiesa] potrebbe  essere anche l’aiuto dei sacramenti…”