Giotto: Noli me tangere
Per volere di papa
Francesco il 22 luglio, per la prima volta, si celebra la festa di santa Maria
Maddalena, che sino a oggi era memoria obbligatoria. La storia di questa donna
nelle parole dei Vangeli e nei commenti di Gianfranco Ravasi, Carlo Maria Martini,
Cristiana Dobner e Timothy Verdon
cristina
uguccioni
Lo scorso 3
giugno la Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato un decreto con il
quale, «per espresso desiderio di papa Francesco», la celebrazione di santa
Maria Maddalena, che era memoria obbligatoria, viene elevata al grado di festa.
Il Papa ha preso questa decisione «per significare la
rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo
tanto amata», ha spiegato il segretario del Dicastero, l’arcivescovo Arthur
Roche. Ma chi era Maria Maddalena, che Tommaso d’Aquino definì «apostola degli
apostoli»?
Magdala
Nei Vangeli si legge che
era originaria di Magdala, villaggio di pescatori sulla sponda occidentale del
lago di Tiberiade, centro commerciale ittico denominato in greco Tarichea
(Pesce salato). Qui, negli anni Settanta del Novecento è stata condotta
un’estesa campagna di scavi dai francescani dello Studium Biblicum Franciscanum
di Gerusalemme: è venuta alla luce una vasta porzione del tessuto urbano
comprendente, fra gli altri, una grande piazza a quadriportico, una villa
mosaicata e un completo complesso termale. Con successivi scavi i francescani
hanno riportato alla luce anche importanti resti di strutture portuali. In
un’area adiacente, di proprietà dei Legionari di Cristo, una campagna di scavi
avviata nel 2009 ha invece permesso di rinvenire la sinagoga cittadina, una
delle più antiche scoperte in Israele: per la sua posizione, sulla strada che
collega Nazaret e Cafarnao, si ritiene che probabilmente sia stata frequentata
da Gesù.
Gli equivoci
sull’identità
Maria Maddalena fa la
sua comparsa nel capitolo 8 del Vangelo di Luca: Gesù andava per città e
villaggi annunciando la buona notizia del regno di Dio e c’erano con lui i Dodici
e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità e li
servivano con i loro beni. Fra loro vi era «Maria, chiamata Maddalena, dalla
quale erano usciti sette demoni». Come ha scritto il cardinale Gianfranco
Ravasi, «di per sé, l’espressione [sette demoni] poteva indicare un gravissimo
(sette è il numero della pienezza) male fisico o morale che aveva colpito la
donna e da cui Gesù l’aveva liberata. Ma la tradizione, perdurante sino a oggi,
ha fatto di Maria una prostituta e questo solo perché nella pagina evangelica
precedente – il capitolo 7 di Luca – si narra la storia della conversione di
un’anonima “peccatrice nota in quella città”, che aveva cosparso di olio
profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva
bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli». Così, senza
nessun reale collegamento testuale, Maria di Magdala è stata identificata con
quella prostituta senza nome.
Ma c’è un ulteriore
equivoco: infatti, prosegue Ravasi, l’unzione con l’olio profumato è un gesto
che è stato compiuto anche da Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una
diversa occasione (Gv 12,1-8). E così, Maria di Magdala «da alcune tradizioni
popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere
stata confusa con la prostituta di Galilea».
La liberazione dal male
Afflitta da un
gravissimo male, di cui si ignora la natura, Maria Maddalena appartiene dunque
a quel popolo di uomini, donne e bambini in molti modi feriti che Gesù sottrae
alla disperazione restituendoli alla vita e ai loro affetti più cari. Gesù, nel
nome di Dio, compie solo gesti di liberazione dal male e di riscatto della
speranza perduta. Il desiderio umano di una vita buona e felice è giusto e
appartiene all’intenzione di Dio, che è Dio della cura, mai complice del male,
anche se l’uomo (fuori e dentro la religione) ha sempre la tentazione di
immaginarlo come un prevaricatore dalle intenzioni indecifrabili.
Sotto la croce
Maria Maddalena compare
ancora nei Vangeli nel momento più terribile e drammatico della vita di Gesù.
Nel suo attaccamento fedele e tenace al Maestro Lo accompagna sino al Calvario
e rimane, insieme ad altre donne, ad osservarlo da lontano. È poi presente
quando Giuseppe d’Arimatea depone il corpo di Gesù nel sepolcro, che viene
chiuso con una pietra. Dopo il sabato, al mattino del primo giorno della
settimana – si legge al capitolo 20 del Vangelo di Giovanni – torna al
sepolcro: scopre che la pietra è stata tolta e corre ad avvisare Pietro e
Giovanni, i quali, a loro volta, correranno al sepolcro scoprendo l’assenza del
corpo del Signore.
L’incontro con il
Risorto
Mentre i due discepoli
fanno ritorno a casa, lei rimane, in lacrime. E ha inizio un percorso che
dall’incredulità si apre progressivamente alla fede. Chinandosi verso il
sepolcro scorge due angeli e dice loro di non sapere dove sia stato posto il
corpo del Signore. Poi, volgendosi indietro, vede Gesù ma non lo riconosce,
pensa sia il custode del giardino e quando Lui le chiede il motivo di quelle
lacrime e chi stia cercando, lei risponde: «“Signore, se l’hai portato via tu,
dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”» (Gv
20,15-16).
Il cardinale Carlo Maria
Martini al riguardo commentava: «Avremmo potuto immaginare altri modi di
presentarsi. Gesù sceglie il modo più personale e il più immediato:
l’appellazione per nome. Di per sé non dice niente perché “Maria” può
pronunciarlo chiunque e non spiega la risurrezione e nemmeno il fatto che è il
Signore a chiamarla. Tutti però comprendiamo che quell’appellazione, in quel
momento, in quella situazione, con quella voce, con quel tono, è il modo più
personale di rivelazione e che non riguarda solo Gesù, ma Gesù nel suo rapporto
con lei. Egli si rivela come il suo Signore, colui che lei cerca».
Il dialogo al sepolcro
prosegue: Maria Maddalena, «si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che
significa: “Maestro!”. Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono
ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre
mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò ad annunziare
ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e anche ciò che le aveva detto» (Gv 20,
16-18).
La maternità della
Maddalena
«La Maddalena è la prima
fra le donne al seguito di Gesù a proclamarlo come Colui che ha vinto la morte,
la prima apostola ad annunciare il gioioso messaggio centrale della Pasqua»,
osserva la teologa Cristiana Dobner, carmelitana scalza. «Ella esprime la
maternità nella fede e della fede ossia quella attitudine a generare vita vera,
una vita da figli di Dio, nella quale il travaglio esistenziale comune ad ogni
uomo trova il suo destino nella risurrezione e nell’eternità promesse e
inaugurate dal Figlio, «primogenito» di molti fratelli (Rom 8,29). Con Maria
Maddalena si apre quella lunga schiera, ancor oggi poco conosciuta, di madri
che, lungo i secoli, si sono consegnate alla generazione di figli di Dio e si
possono affiancare ai padri della Chiesa: insieme alla Patristica esiste anche,
nascosta ma presente, una Matristica.
La decisione di
Francesco è un dono bello, espressione di una rivoluzione antropologica che
tocca la donna e investe l’intera realtà ecclesiale. L’istituzione di questa
festa, infatti, non va letta come una rivincita muliebre: si cadrebbe
stolidamente nella mentalità delle quote rosa. Il significato è ben altro:
comprendere che uomo e donna insieme e solo insieme, in una dualità incarnata,
possono diventare annunciatori luminosi del Risorto».
Nella storia dell’arte:
la mirofora
Maria Maddalena, nel
corso dei secoli, è stata raffigurata principalmente in quattro modi:
«Anzitutto – afferma monsignor Timothy Verdon, docente di storia dell’arte alla
Stanford University e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze – è
spesso ritratta come una delle mirofore, le pie donne che la mattina di Pasqua
si recarono al sepolcro portando gli unguenti per il corpo del Signore. Fra
loro la Maddalena è riconoscibile per il fatto che, a partire dalla fine del
Medioevo, viene raffigurata con lunghi capelli sciolti, spesso biondi: questo
fa capire che gli artisti, secondo una tradizione affermatasi in Occidente (e
non condivisa nell’Oriente cristiano), la identificavano con la donna
peccatrice che aveva asciugato i piedi di Gesù con i propri capelli. I capelli
lunghi sono quindi un’allusione a questo intimo contatto e alla condizione di
prostituta: le donne per bene non andavano in giro con i capelli sciolti».
La penitente
Nell’arte del tardo
Medioevo Maria Maddalena compare anche come penitente perché – spiega Verdon –
secondo una leggenda ella era una grande peccatrice che, dopo la conversione e
l’incontro con il Risorto, era andata a vivere come romitessa nel sud della
Francia, vicino a Marsiglia, dove annunciava il vangelo: «Il culto della
Maddalena penitente ha affascinato molti artisti, che l’hanno considerata il
corrispettivo femminile di Giovanni Battista. In genere viene raffigurata con
abiti simili a quelli del Battista oppure è coperta solo dai capelli. La
bellezza esteriore l’ha abbandonata, il volto è segnato dai digiuni e dalle
veglie notturne in preghiera, ma è illuminata dalla bellezza interiore perché
ha trovato pace e gioia nel Signore. La statua della Maddalena penitente di
Donatello, scolpita per il Battistero di Firenze, è un autentico capolavoro».
L’addolorata
Sovente la Maddalena è
ritratta anche ai piedi della croce: una delle opere più significative, a
giudizio di Verdon, è un piccolo pannello di Masaccio (esposto a Napoli) nel
quale la Maddalena è ritratta di spalle, sotto la croce, le braccia protese a
Cristo, i lunghi capelli biondi che cadono quasi a ventaglio su un enorme
mantello rosso: «Un’immagine di forte drammaticità. Non di rado il dolore
composto della Vergine è stato contrapposto a quello della Maddalena, quasi
senza controllo. Si pensi ad esempio, alla Pietà di Tiziano, nella quale la
donna avanza come volesse chiamare il mondo intero a riconoscere l’ingiustizia
della morte di Gesù, che giace fra le braccia di Maria; oppure si pensi al
celebre gruppo scultoreo di Niccolò dell’Arca, nel quale fra le molte figure la
più teatrale è proprio quella della Maddalena che si precipita con la forza di
un uragano verso il Cristo morto».
Chiamata per nome
Vi sono inoltre molte
raffigurazioni dell’incontro con il Risorto: «Esemplari e magnifiche sono
quelle di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, e del Beato Angelico nel
convento di san Marco», conclude Verdon. «Maria Maddalena ha vissuto
un’esperienza di salvezza profonda per opera di Gesù: quando si sente chiamata
per nome in lei si accende il ricordo dell’intera storia vissuta con Lui: c’è
tutto questo nell’iconografia della scena che chiamiamo “Noli me tangere”».
Fonte: Vatican Insider (20.07.2016)