“…Il calcio funziona come un
fenomeno religioso. Si può affermare che il rapporto tra sport di massa e
religione non ha niente di metaforico. Il fatto che, a seconda delle
circostanze, le sue funzioni sociali possano essere interpretate in modo
diverso e anche contraddittorio lo avvicina da per sé al fenomeno religioso. Ma
c’è di più. In un breve e brillante articolo (“Football as a ‘Surrogate’
religion?”, in A Sociological yearbook of
religion in Britain, London 1975, n. 8) Robert W. Coles ha provato a
dimostrare come l’analisi durkheimiana degli atteggiamenti e delle pratiche
religiose (più importante in questa prospettiva del contenuto ideologico) si
applicasse alla realtà sociale del calcio. Il riunirsi di diverse migliaia di
individui che provano gli stessi sentimenti e che li esprimono attraverso il
ritmo e il canto gli sembrava creare le condizioni per la trascendenza dello
psichismo individuale, di una percezione sensibile del sacro analoga a quella
che Durkheim riporta a proposito dei riti espiatori australiani. Per il resto
Codes ampliava la problematica durkheimiana riducendone, credo, al tempo stesso
il campo di applicazione. La questione del significato del rituale per gli
attori e, di conseguenza, quella del suo contenuto e delle circostanze della
sua celebrazione, in effetti, non gli parevano irrilevanti. Tuttavia
rimproverava ad autori come Malinowski o Parsons di aver voluto stabilire a tal
proposito delle liste di eventi universali e definitive appartenenti all’elaborazione
rituale (essenzialmente i morti prematuri, le calamità naturali, i cattivi
raccolti e, in generale, la buona o la cattiva sorte). Gli sembrava che il calcio
dovesse figurare nell’elenco di questi eventi ma, da un lato doveva essere
messo in relazione con i drammatici cambiamenti sociali dell’Inghilterra del
XIX secolo e, dall’altro, doveva riguardare i primo luogo i giovani ‘fan’ che,
riuniti sulle stesse gradinate, mostrano, attraverso canti, grida e gesti, un
fanatismo che rappresenta la loro perdita di speranza e di reali possibilità di
realizzazione personale”
Marc Augé, Football. Il calcio come fenomeno religioso (Lampi), EDB 2016, pp.
36-38.
Per la prima volta nella storia dell’umanità, a intervalli
regolari e a orari fissi, milioni di individui si sistemano davanti al loro
televisore domestico per assistere e, nel senso più pieno del termine,
partecipare alla celebrazione dello stesso rituale (Quarta di copertina)