Is
42,1-4.6-7; Sal 28 (29); At 10,34-38; Mt 3,13-17
Il
Sal 28 descrive la manifestazione della potenza di Dio in una tempesta quasi
apocalittica. La voce di Dio, configurata nei tuoni e nei lampi, domina tutta
la scena. Con un linguaggio arcaico, ci viene ricordato che nel gorgo ciclonico
della storia e della natura noi abbiamo un punto fermo nel Signore che “siede
re per sempre”. Dio dominatore dell’universo viene a salvare il suo popolo con
forza e potenza. La Chiesa, nella liturgia odierna, accosta la rivelazione
della potenza di Dio descritta nel salmo alla manifestazione della divinità di
Cristo durante il suo battesimo nel Giordano.
La
festa del Battesimo del Signore fa da ponte tra le feste natalizie e le
domeniche del Tempo ordinario, ormai iniziato. Il battesimo per Gesù rappresenta
la fine della vita nascosta di Nazaret e l’inizio della sua attività pubblica
mediante l’investimento ufficiale del Padre che lo presenta alle folle come
Figlio prediletto su cui si posa lo Spirito Santo. E’ una festa che ci invita
quindi ad approfondire l’identità di Gesù e la sua missione.
Il
battesimo di Giovanni era una confessione dei propri peccati e il tentativo di
deporre una vecchia vita mal spesa per riceverne una nuova. Gesù non poteva
confessare peccato alcuno; però sottomettendosi al rito del battesimo di
Giovanni egli intende manifestare la sua disponibilità ad ascoltare la voce di
Dio, la sua solidarietà con i peccatori e l’impegno per la loro conversione, e
l’accettazione della vita come dedizione agli altri. La lettura evangelica
narra l’evento: alle perplessità di Giovanni, Gesù risponde dicendo che occorre
che “adempiamo ogni giustizia”. Con queste parole, Gesù afferma che c’è una
giustizia da compiere, e cioè una volontà divina cui obbedire. Gesù afferma
quindi la sua disponibilità a dedicarsi totalmente all’adempimento del volere
salvifico divino, che d’ora in poi sarà la matrice di ogni sua azione fino al
momento del battesimo di sangue sulla croce. A questa disponibilità di Gesù, il
Padre risponde proclamandolo: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto
il mio compiacimento”. Queste parole richiamano le parole d’Isaia che abbiamo
letto nella prima lettura. Il Padre si compiace nel suo Figlio, lo guarda con
benevolenza e con gioia. Segno di questa benevolenza è la presenza dello
Spirito Santo che si posa su Gesù.
Alla
domanda iniziale sull’identità di Gesù, possiamo rispondere con le stesse
parole di san Pietro, riportate dalla seconda lettura: Gesù è un uomo consacrato “in Spirito Santo e potenza”, e cioè nella
potenza dello Spirito, che ha percorso tutta la Palestina “beneficando e
risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo”. La sua azione
è stata vittoriosa, “perché Dio era con lui”.
Il
battesimo cristiano attraverso il segno dell’acqua versata manifesta e realizza
la nostra personale immersione nella vita di Cristo per poter vivere come lui è
vissuto, con la forza dello Spirito Santo. Così come per Gesù il battesimo è
stato il momento decisivo della sua vocazione, in cui egli ha espresso la sua
decisione di realizzare la missione affidatagli dal Padre, così anche per noi
il battesimo rappresenta il punto di partenza di una vita donata a Cristo e al
suo vangelo.