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domenica 2 aprile 2017

SEDERSI


Museo Arcivescovile Ravenna
 



Nel suo trattato sulla preghiera, scritto tra il 198 e il 200, Tertulliano chiede di non rimanere seduti per la preghiera (La preghiera 16,1-6).

Tuttavia la posizione a sedere può anche essere assunta per un ascolto attento della parola di Dio, sull’esempio di Maria di Betania “seduta ai piedi del Signore” (Lc 10,39). Per questo i fedeli riuniti per la celebrazione eucaristica domenicale sono seduti durante le prime due letture e l’omelia.

Ma la posizione di chi siede non significa mai indolenza. Anche a riposo, il corpo deve concorrere alla preghiera, testimoniare la fede e l’adorazione rispettosa, come ricordava Louis Tronson (+ 1700) nei suoi Examens particuliers, dove afferma che non bisogna “né distendere, né incrociare le gambe”.

I fedeli possono sedere anche dopo la comunione per meditare come realizzare più compiutamente la parola dell’apostolo Paolo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

In passato nelle grandi chiese non c’erano sedie per i fedeli. Il privilegio di sedersi spettava a chi aveva l’incarico di insegnare nel nome del Signore Gesù, seduto alla destra del Padre (cf. Mc 16,19). La cattedrale, la chiesa episcopale prende del resto il nome dalla cathedra, la sedia del vescovo che ha ricevuto la missione di insegnare.

 

Fonte. Paul Christophe, La bellezza dei gesti del cristiano, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose 2011, 75-76.