Is
50,4-7; Sal 21 (22); Fil 2,6-11; Mt 26,14 – 27,66
Il
Sal 21 è la preghiera di un giusto sofferente che si rivolge a Dio nell’angoscia.
Questo salmo è stato chiamato un “grido di passione e di gloria”. Infatti, i
sentimenti espressi dall’orante vanno dalla disperazione alla speranza, dalla
morte alla vita, dal sepolcro alla risurrezione. La tradizione cristiana ha
visto in questo testo una chiara profezia della passione di Cristo e della
salvezza universale da lui compiuta. Gesù
stesso si è appropriato del salmo
quando sulla croce ne ha recitato la supplica iniziale: “Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46).
La
prima lettura, tratta dal profeta Isaia, parla di un giusto sempre disponibile
all’ascolto della parola di Dio e alla proclamazione del messaggio di salvezza
a favore degli oppressi, e quindi proprio per questo perseguitato. Questo servo
giusto e fedele di Dio trova il suo pieno riscontro nel Cristo che deve pagare
con la morte la sua volontà di liberare l’uomo dalla oppressione che lo tiene
in soggezione. Il racconto della passione, che leggiamo nel vangelo di Matteo,
descrive questo dramma. Infine, san Paolo nella seconda lettura ci ricorda che
in questo modo Cristo è giunto alla vita e ha aperto a noi le porte della vita.
Il prefazio della messa proclama sinteticamente: “Con la sua morte lavò le
nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza”.
La
passione e morte di Gesù è raccontata dai quattro evangelisti con diversità di
accentuazioni. Le caratteristiche fondamentali del modo con cui Matteo presenta
la figura di Gesù negli eventi della passione si possono riassumere attorno a
tre temi fondamentali: - Gesù subisce l’oltraggio degli uomini, ma lo fa in
modo pienamente consapevole e non passivo, rimanendo pieno padrone della
propria sorte. La morte non è stata per lui una fatalità ineluttabile a cui
rassegnarsi, ma una scelta sofferta e consapevole di coerente fedeltà. - La
passione e morte di Gesù è il compimento delle Scritture e quindi delle
promesse di salvezza fatte da Dio al popolo d’Israele. Matteo, insistendo sulla
realizzazione delle Scritture, ci fa capire che il progetto di Dio e
l’obbedienza del Figlio a Lui vanno avanti nonostante l’incomprensione e
l’ostilità dell’uomo, anzi, paradossalmente proprio attraverso di esse. - La
morte di Gesù è presentata come un evento definitivo nella storia dell’umanità.
Con il suo sacrificio, Gesù inaugura un nuovo periodo della storia, i
cosiddetti tempi ultimi, i tempi in cui ha inizio il dominio di Dio sul mondo.
Gli sconvolgimenti tellurici, la terra che trema e le rocce che si spezzano, ne
sono un segno.
Nel
dramma di Gesù si compie il dramma di ciascuno di noi. La sofferenza che
proviene dalla coerenza e dalla fedeltà a Dio, alla verità, alla giustizia,
apparentemente porta alla sconfitta, al fallimento, addirittura alla morte; in
realtà però, essa conduce alla vita. Così è stato in Cristo, e così è in noi.