At 2,14a.22-33; Sal 15 (16); 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
San
Pietro nel suo discorso di Pentecoste, proposto oggi come prima lettura, san
Paolo nel discorso pronunciato ad Antiochia di Pisidia (At 13,14-43) e la
tradizione dei Padri della Chiesa hanno interpretato le parole del Sal 15 come
preghiera di Cristo, annuncio della sua risurrezione e piena glorificazione
alla destra del Padre. Alla luce delle letture bibliche proclamate in questa
domenica, in particolare di quella evangelica, possiamo mettere in rilievo la
supplica del ritornello: “Mostraci, Signore, il sentiero della vita”, che fa
ecco alle parole del salmo: “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena
alla tua presenza...”
Tra
le letture che abbiamo ascoltato campeggia la stupenda pagina del vangelo di
san Luca. Gesù si fa compagno di viaggio di due dei suoi discepoli che,
sconfortati, fanno ritorno alla cittadina di Emmaus. Essi non hanno capito il
mistero della croce. Avviliti e delusi, lasciano Gerusalemme e con essa ogni
speranza in colui che fu il loro Maestro e che hanno fin qui seguito con grande
entusiasmo. Le vicende dei giorni dolorosi della passione li hanno
profondamente trasformati. Non capiscono e non credono più nelle parole di
Gesù. Ma ecco che nel cammino si fa loro compagno di strada un misterioso
personaggio senza rivelare la propria identità. E’ Gesù, il quale, dopo aver
ascoltato le perplessità dei due discepoli, li guida attraverso una rilettura
dei libri della Scrittura ad una comprensione degli avvenimenti dolorosi dei
giorni passati. Le parole e la compagnia di Gesù riempiono il cuore dei
discepoli di gioia e calore. Per questo essi pregano il loro compagno di viaggio
di trattenersi con loro. Seduti a tavola, nel momento dello spezzare il pane, i
due discepoli riconoscono in quel
personaggio il loro Signore. Scomparso Gesù dalla loro presenza, i discepoli di
Emmaus ritrovano la voglia di continuare insieme con gli altri compagni rimasti
a Gerusalemme una vita di testimonianza e di annuncio del vangelo di Gesù.
La
prima e la seconda lettura riprendono brani del discorso di san Pietro, in cui
l’apostolo annuncia il mistero di Cristo morto e risorto. Passato il momento
dello smarrimento, Pietro e gli altri discepoli annunciano con coraggio il
vangelo di Gesù e le sue implicazioni nella vita di coloro che accolgono questo
messaggio di salvezza. “Questo Gesù , Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne
siamo testimoni”. In questo mistero noi tutti siamo stati redenti affinché,
liberati “dalla nostra vuota condotta”, cioè da una esistenza priva di
significato e di valore, ritroviamo in Dio la nostra speranza.
Nei
discepoli di Emmaus possiamo riconoscere noi stessi in continua ricerca della
comprensione del mistero di Gesù. Come loro, anche noi siamo invitati a
ripercorrere un cammino di fede attraverso l’ascolto della Parola che ci
conduca a riconoscere il Risorto presente in mezzo a noi, in modo particolare
nella partecipazione all’eucaristia, e, una volta riconosciuto, a far partecipi
i nostri fratelli di questa esperienza.
La
celebrazione eucaristica ripercorre ritualmente l’itinerario pedagogico scelto
da Gesù per farsi riconoscere dai due discepoli delusi: Egli ci raccoglie
attorno all’ascolto della Parola e spezza il pane per noi, perché sappiamo
riconoscerlo e annunciarlo ai fratelli: “Quando si è fatta vera esperienza del
Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può tenere solo per
sé la gioia provata” (San Giovanni Paolo
II, “Mane nobiscum Domine”, n.
24).