Adriana
Destro – Mauro Pesce, La Lavanda dei
piedi. Significati eversivi di un gesto (Lampi), EDB 2017. 107 pp.
Le
calzature, le strade e la consuetudine di mangiare sdraiati e in più persone
sullo stesso letto rendono consueto nel mondo antico il gesto di lavare i piedi
all’ospite di riguardo o al padrone di casa. Documentato, per esempio, nel Convivio di Platone, nel Satyricon di Petronio, in Plutarco, nel
vangelo di Luca e nel libro della Genesi, quel gesto diventa centrale ed eversivo
nel capitolo 13 del vangelo di Giovanni, dove Gesù lava i piedi ai suoi
discepoli nel contesto della cena.
Adriana
Destro e Mauro Pesce lo interpretano come un “rito di inversione di status”, nel senso che in qualsiasi
cultura un inferiore può assumere il ruolo di un superiore entro una precisa
condizione rituale finalizzata a delineare con maggiore coscienza gli obblighi
di ciascuno. Nel caso della lavanda dei piedi, il rituale di inversione è
finalizzato a rilanciare un progetto di utopia all’interno della comunità che
Gesù spera i suoi discepoli formino dopo la sua morte, imitando la sua scelta
servile.
Solo
il rito infatti è in grado di palesare il modello proposto dal vangelo – la subordinazione
reciproca e l’amicizia –, di renderlo comprensibile e di indicarlo come base
normativa del gruppo.