Santa Maria del Mar - Barcelona
“Arte”
e “liturgia” sono due parole che, nella celebrazione cultuale, costituiscono
un’unica realtà. Si potrebbe quindi parlare della liturgia come un’opera
d’arte. E quando parliamo di liturgia parliamo dell’ “opera di Dio” (opus Dei) celebrata dal suo popolo. La
liturgia è quindi anzitutto un’opera compiuta da Dio. Perciò Benedetto XVI ha
potuto affermare che “la bellezza non è un fattore decorativo dell’azione
liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio
stesso e della sua rivelazione” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 35).
Ma la liturgia è opera di Dio in favore del suo popolo, il quale
“risponde a Dio con il canto e la preghiera” (Costituzione Sacrosanctum Concilium 33). Possiamo affermare che l’arte, che è
bellezza, comporta armonia. In musica, armonia indica accordo di voci e di
suoni. Nella celebrazione liturgica la prima armonia è quella che si stabilisce
tra l’azione di Dio e la risposta dell’assemblea celebrante. La superficialità,
e talvolta perfino la banalità, addirittura la negligenza di alcune
celebrazioni liturgiche distruggono questa armonia e conseguentemente
minimizzano la funzione principale della liturgia: introdurci con tutto il
nostro essere in un mistero che ci supera totalmente.
La
liturgia adopera essenzialmente un linguaggio simbolico per introdurci in una
visione più profonda delle cose e del mistero che celebriamo. “Le opere d’arte cristiana
offrono al credente un tema di riflessione e un aiuto per entrare in
contemplazione in una preghiera intensa, attraverso un momento di catechesi,
come anche di confronto con la Storia Sacra. I capolavori ispirati dalla fede
sono vere “Bibbie dei poveri”, “scale di Giacobbe” che elevano l’anima fino
all’Artefice di ogni bellezza, e con Lui al mistero di Dio…” (Documento
finale dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura,
27-28 marzo 2006).
La
reazione previa e posteriore al Concilio Vaticano II alle prese con la
sovrabbondanza decorativa, che ha caratterizzato gli ultimi secoli dal
Rinascimento in poi, è stata una spoliazione talvolta eccessiva delle chiese
esistenti e la realizzazione di chiese nuove troppo spesso assolutamente prive
di qualsiasi elemento iconografico. Occorre invece avere presente che “oggi più
che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra può esprimere molto di
più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo
di comunicazione e trasmissione del messaggio evangelico” (J. Ratzinger, Introduzione, in Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, LEV – S. Paolo, Città
del Vaticano – Cinisello Balsamo 2005).
M. A.