1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt
13,42-52
Il
Sal 118, il più lungo del Salterio, conserva tracce indubbie di un amore
profondo, quasi saporoso della legge, un vero e proprio culto. Il salmista
proclama beato colui che è fedele agli insegnamenti del Signore “e lo cerca con
tutto il cuore” (v.2). Il termine cuore appare più volte nel testo salmico.
Questo cuore è un cuore pronto a custodire i precetti del Signore e appunto per
questo è un cuore sapiente: “insegnami il senno e la saggezza, perché ho
fiducia nei tuoi comandamenti” (v.66).
Non
tutte le cose hanno la stessa importanza. Nella nostra vita quindi ci sono
delle priorità da difendere. Lo ha capito Salomone, di cui parla la prima
lettura. Egli, diventato re in giovane età, si sente inadeguato al grande
compito di governare il popolo di Dio. Nella sua preghiera al Signore, Salomone
non chiede né lunga vita, né ricchezze, né il trionfo personale, ma ciò che
egli crede sia più importante: “un cuore docile perché sappia rendere
giustizia” al popolo e “sappia distinguere il bene dal male”. Salomone chiede
insomma la “saggezza nel governare”. Il giovane re ha fatto una scelta giusta,
ha saputo discernere e scegliere ciò che è veramente prioritario.
Tutta
la nostra vita è una continua ricerca di qualcosa di appagante e di stabile che
non riusciamo però mai a trovare pienamente e definitivamente. Tutto è precario
e tutto invecchia assai rapidamente. Cosa cerca veramente il nostro cuore?
Nella prima parte del brano evangelico d’oggi, Gesù parla di un bracciante che
sta lavorando un campo e vi trova un tesoro; e di un mercante, appassionato di
perle, che trova la pietra preziosa che aveva sognato per tutta la vita. Due
esperienze diverse; la prima casuale, la seconda preparata con una lunga
ricerca. Ma l’effetto è lo stesso: “va… vende tutti i suoi averi e compra quel
campo…, compra la perla”. Sono immagini eloquenti che intendono dare una
risposta alla ricerca di senso che pervade la nostra vita. Come l’uomo che ha
trovato un tesoro nascosto o il mercante che ha trovato una perla preziosa, il
cristiano è collocato dalla sua fede di fronte all’unico Salvatore di tutti,
l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, l’unico Nome nel quale è dato agli
uomini di essere salvi.
La
parola di Dio in questa domenica ci invita a scegliere la strada che conduce al
tesoro nascosto, a quella perla il cui grande valore non verrà mai meno per
l’eternità. Come il re Salomone, anche noi siamo incoraggiati a chiedere al
Signore che ci dia un “cuore saggio e intelligente” per saper discernere e
scegliere i veri valori della vita, quelli che non invecchiano mai. Si tratta
di dire sì al Signore che, come afferma la lettera ai Romani, vuol salvare gli
uomini predestinandoli, chiamandoli, giustificandoli e glorificandoli. Nella
ricerca di Dio e del suo regno tanti sono gli smarrimenti e tante le nostre
debolezze. Ma san Paolo ci ricorda che per chi ama Dio e lo cerca con cuore
sincero, tutto finisce per concorrere al bene di quella vita piena alla quale
siamo chiamati in Cristo. Non si tratta di una affermazione ottimistica di chi
vuol vedere tutte le cose sotto un’angolazione serena; è l’affermazione di fede
di chi sa che la storia non sfugge al controllo di Dio e, d’altra parte, sa che
Dio ci ha amato fino a donare per noi il suo Figlio.
L’eucaristia
è dono di sapienza, certo superiore a quello chiesto da Salomone. E’ “memoriale
perpetuo” della passione di Cristo, “dono del suo ineffabile amore… per la
nostra salvezza” (preghiera dopo la comunione).