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domenica 26 novembre 2017

AVVENTO



Il termine latino adventus (traduzione del greco parousía o anche epipháneia),  nel linguaggio cultuale pagano significava la venuta annuale della divinità nel suo tempio per visitare i suoi fedeli. Il Cronografo romano del 354 usa la formula Adventus Divi per designare il giorno anniversario dell’ascesa al trono di Costantino. Negli autori cristiani dei secoli III-IV, adventus è, tra l’altro, uno dei termini classici per indicare la venuta del Figlio di Dio in mezzo agli uomini, la sua manifestazione nel tempio della sua carne[1]. Il termine negli antichi Sacramentari romani viene adoperato per indicare sia la venuta del Figlio di Dio nella carne, l’adventus secundum carnem, che il suo ritorno alla fine dei tempi: in secundo cum venerit in maiestate sua (GrH, n. 813). Se Adventus, Natale, Epiphania esprimono la stessa realtà fondamentale, ci domandiamo come Adventus è passato a designare il periodo liturgico preparatorio al Natale.

Alla fine del IV secolo, troviamo in Gallia e in Spagna le prime tracce di un tempo di preparazione all’Epifania. La testimonianza più antica sarebbe un testo attribuito a sant’Ilario di Poitiers (+ 367), dove si parla di tre settimane preparatorie all’Epifania[2]. Il canone 4 del Concilio I di Zaragoza, celebrato nell’anno 380, invita i fedeli a frequentare l’assemblea durante le tre settimane che precedono la festa dell’Epifania[3]. E’ un periodo che ha un carattere vagamente ascetico senza specifiche espressioni liturgiche. Sembra che si tratti di un tempo di preparazione al battesimo che nelle Chiese ispano-gallicane si conferiva, secondo l’uso orientale, nel giorno dell’Epifania. Nel V secolo abbiamo informazioni più precise in Gallia; la notizia più importante è l’ordinamento del digiuno di Perpetuo di Tours (+ 490). Si tratta di un digiuno tre volte la settimana nel tempo che va dalla festa di san Martino (11 novembre) a Natale. J.A. Jungmann crede che questa disposizione si fonda su una originaria “Quaresima di san Martino”[4].

Nella Chiesa di Roma, dove la celebrazione del battesimo nell’Epifania non è stato mai in vigore, non si hanno notizie di una preparazione al Natale prima della seconda metà del secolo VI; essa però fin dalla sua origine è stata una specifica istituzione liturgica. I più antichi documenti al riguardo sono i testi liturgici del GeV e, in seguito, quelli del GrH. I formulari delle Tempora del mese di dicembre ebbero un significato indipendente dalla preparazione al Natale.




 [1] Cf Cipriano, Testimoniorum adversus Judaeos 2,13: PL 4,735; Ilario, Tractatus super psalmos 118,16,15: PL 9,612.
 [2] Su questo testo e la sua autenticità, cf A. Wilmart, Le parétendu “Liber Officiorum” de Saint Hilaire et l'Avent liturgique, in Revue Bénédictine 27 (1910) 500-513.
 [3] Cf  J. Vives (ed.), Concilios visigóticos e hispano-romanos, Barcelona-Madrid 1963, 17.
 [4] Cf  J.A. Jungmann, Advent und Voradvent,  Gewordene Liturgie: Studien und Durchblicke. Innsbruck:   F. Rauch1941237-249.