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domenica 24 giugno 2018

LA LITURGIA EDUCA A PREGARE






Romano Guardini, nel suo noto libro Formazione liturgica, dopo ricordare che l’individuo prega secondo la liturgia quando lo fa con una viva e intensa consapevolezza dell’Io comunitario della Chiesa, insiste sull’educazione alla coscienza religiosa comunitaria: “Il credente deve progressivamente dilatare la propria coscienza religiosa, il proprio Io orante. Egli deve superare l’isolamento individualistico, il soggettivismo romantico-sentimentale e nella preghiera, nel sacrificio e nell’azione sacramentale deve porsi totalmente nella grande comunità della Chiesa” (Formazione liturgica. Saggi, Edizioni O.R., Milano 1988, p. 74).

Autocomprendersi nel momento della celebrazione come Chiesa, significa aprirsi ad un orizzonte più ampio di quello semplicemente individuale e soggettivo. Certamente, la celebrazione liturgica non esige la rinuncia al proprio io, alla propria storia e originalità personali, richiede però che il credente si sappia situare in un orizzonte più ampio e in atteggiamento di apertura e di dialogo. Si può affermare che quando il soggetto si esprime con il “noi” tipico della liturgia, allora egli vive la dimensione completa di se stesso; solo nella comunione egli è fino in fondo se stesso autenticamente. La celebrazione cristiana, mentre rispetta il tempo del nostro “io”, ci educa a crescere nella dimensione del tempo del “noi” comunitario.