Mi 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45
Il Sal 79, che fu una supplica d’Israele per
implorare l’intervento di Dio liberatore, è diventato preghiera e supplica
della Chiesa soprattutto nel Tempo di Avvento, vicini ormai al Natale.
Nell’attesa dell’imminente manifestazione del Cristo, la nostra preghiera
diventa pressante: “Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi”
(ritornello del salmo responsoriale).
La quarta e ultima domenica di Avvento svolge
il ruolo di una sorta di vigilia del Natale e quindi l’attenzione dei testi
liturgici è volta a coloro che, in ogni nascita, sono i protagonisti: la madre
e il suo figlio. Il Messia annunciato, “colui che deve essere il dominatore in
Israele” (prima lettura), giunge tramite la piena disponibilità di Maria al
piano di Dio (cf. vangelo). Egli viene per adempiere la volontà salvifica del
Padre, per salvare cioè l’uomo mediante l’offerta non di olocausti né sacrifici
ma del proprio corpo (cf. seconda lettura).
La venuta del Figlio di Dio richiede una
preparazione, una disposizione all’accoglienza. Questa preparazione si compie
lungo tutto l’Antico Testamento, e trova espressione particolare nelle parole
dei profeti e nelle speranze e preghiere del popolo d’Israele. Ma questa
preparazione ha un suo particolare compimento nella fede obbediente di Maria.
Elisabetta proclama Maria beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che
il Signore le ha detto”. Troviamo nel vangelo di san Luca un altro passaggio
dove viene lodata da Gesù stesso la fede obbediente di Maria. L’evangelista ci
tramanda le parole di una donna che si trova tra la folla che segue e ascolta
Gesù: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. A
queste parole Gesù risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di
Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28). Qui sta la vera grandezza di Maria, nella
sua totale disponibilità all’ascolto e nell’accoglienza fattiva della parola di
Dio. Maria, che ha incarnato l’attesa e la fede di Israele nelle promesse di
Dio, diventa prototipo della Chiesa nel suo cammino incontro al Cristo.
Possiamo quindi affermare che il testo
evangelico è anzitutto celebrazione dell’accoglienza. Elisabetta riconosce in
Maria colei che ha accolto la parola di Dio credendo al suo compimento. Maria
canta Dio come Colui che l’ha accolta nella sua piccolezza rivolgendole uno
sguardo di amore e di elezione. Nella visitazione, poi, Maria ed Elisabetta si
accolgono reciprocamente riconoscendo ciascuna l’azione che Dio ha compiuto
nell’altra: Elisabetta, la sterile, è rimasta incinta, e Maria, la vergine, ha
concepito per opera dello Spirito Santo. Il mistero del Natale è un mistero di
accoglienza: accoglienza di Dio che viene a noi, e accoglienza vicendevole
riconoscendo in noi e negli altri la presenza di Dio con i suoi doni.