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venerdì 21 dicembre 2018

DOMENICA IV DI AVVENTO (C) – 23 Dicembre 2018








Mi 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45





Il Sal 79, che fu una supplica d’Israele per implorare l’intervento di Dio liberatore, è diventato preghiera e supplica della Chiesa soprattutto nel Tempo di Avvento, vicini ormai al Natale. Nell’attesa dell’imminente manifestazione del Cristo, la nostra preghiera diventa pressante: “Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (ritornello del salmo responsoriale).



La quarta e ultima domenica di Avvento svolge il ruolo di una sorta di vigilia del Natale e quindi l’attenzione dei testi liturgici è volta a coloro che, in ogni nascita, sono i protagonisti: la madre e il suo figlio. Il Messia annunciato, “colui che deve essere il dominatore in Israele” (prima lettura), giunge tramite la piena disponibilità di Maria al piano di Dio (cf. vangelo). Egli viene per adempiere la volontà salvifica del Padre, per salvare cioè l’uomo mediante l’offerta non di olocausti né sacrifici ma del proprio corpo (cf. seconda lettura). 



La venuta del Figlio di Dio richiede una preparazione, una disposizione all’accoglienza. Questa preparazione si compie lungo tutto l’Antico Testamento, e trova espressione particolare nelle parole dei profeti e nelle speranze e preghiere del popolo d’Israele. Ma questa preparazione ha un suo particolare compimento nella fede obbediente di Maria. Elisabetta proclama Maria beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Troviamo nel vangelo di san Luca un altro passaggio dove viene lodata da Gesù stesso la fede obbediente di Maria. L’evangelista ci tramanda le parole di una donna che si trova tra la folla che segue e ascolta Gesù: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. A queste parole Gesù risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28). Qui sta la vera grandezza di Maria, nella sua totale disponibilità all’ascolto e nell’accoglienza fattiva della parola di Dio. Maria, che ha incarnato l’attesa e la fede di Israele nelle promesse di Dio, diventa prototipo della Chiesa nel suo cammino incontro al Cristo.



Possiamo quindi affermare che il testo evangelico è anzitutto celebrazione dell’accoglienza. Elisabetta riconosce in Maria colei che ha accolto la parola di Dio credendo al suo compimento. Maria canta Dio come Colui che l’ha accolta nella sua piccolezza rivolgendole uno sguardo di amore e di elezione. Nella visitazione, poi, Maria ed Elisabetta si accolgono reciprocamente riconoscendo ciascuna l’azione che Dio ha compiuto nell’altra: Elisabetta, la sterile, è rimasta incinta, e Maria, la vergine, ha concepito per opera dello Spirito Santo. Il mistero del Natale è un mistero di accoglienza: accoglienza di Dio che viene a noi, e accoglienza vicendevole riconoscendo in noi e negli altri la presenza di Dio con i suoi doni.