Silvio Barbata, Un simbolo “in-vita”.
L’incenso, Jouvence, Milano 2018. 169 pp.
La parola “incenso” richiama subito alla mente paesi lontani e atmosfere
orientali carichi di fascino e di mistero. Questa resina odorosa è conosciuta fin
dalla più remota antichità. Se in principio venne utilizzata per scopi pratici
dettati dalle circostanze della vita (profumazione degli ambienti, spesso maleodoranti,
specie nelle società agro-pastorali); presto la sua adozione entrò nei riti del
culto religioso.
Le grandi religioni ne hanno fatto un abbondante impiego. La presenza dell’incenso
ha segnato la nascita e il consolidarsi dell’antico Egitto, dell’Ebraismo, di
quella pagana dell’area ellenica e latina. Solo più tardi (IV sec.) fu assunto
dal Cristianesimo con una funzione nuova, ricca di significato simbolico
riferito a Gesù Cristo.
Nella liturgia l’incenso connota la differenza simbolica fra la tradizione
della Chiesa Bizantina e quella della Chiesa Latina: nella prima il suo
utilizzo e abbondante e regolare; nella seconda la prassi lo ha selezionato
come elemento caratterizzante le solennità dell’anno liturgico o il rito
relativo a circostanze particolari.
Il presente studio affronta il tema suddividendolo in quattro ambiti: a)
denominazione della resina nelle varie culture e descrizione della sua origine
naturale; b) l’uso nel mondo pagano; c) l’uso nell’Ebraismo; d) l’uso nel
Cristianesimo. L’intento è di offrire al lettore la possibilità di approfondire
la conoscenza, soprattutto sul piano simbolico e liturgico, del praticare l’incensazione.
(Dalla Premessa, pp. 9-10)
Nota.- Il libro
presenta alcuni limiti . Ci sono dei piccoli errori, come quando si afferma che
il cantico evangelico dei Vespri è il Nunc
dimittis (p. 52). Se da una parte, l’autore spiega in nota molte cose
(cos’è il Liber pontificalis, chi è
Evagrio Pontico, ecc.), a p. 47 cita il Sacramentario
di Ratoldo, del secolo IX, senza indicare l’area geografica a cui
appartiene. Ma soprattutto è deludente la parte dedicata all’uso dell’incenso
nella Messa della Liturgia romana (p. 50); sembra che l’autore non conosca l’opera
classica di J. A, Jungmann (Missarum
sollemnia), dove troviamo ampia informazione sull’uso e significato dell’incenso
nei diversi momenti della celebrazione della Messa romana. Da notare anche una tendenza a prendere spunto dei riti dell'incenso per parlare di tutto con tono moraleggiante.