La tradizione giudaica aveva catalogato ben seicentotredici precetti
della legge biblica, sulla cui gerarchia di valori e importanza si discuteva
aspramente. Alla domanda che gli fa lo scriba su quale sia il primo
comandamento, Gesù riprende la professione di fede che ogni giorno ripeteva
l’ebreo nella sua preghiera, testo che inizia con le parole “Ascolta, o
Israele”, ed è riportato nella prima lettura. Ma Egli arricchisce il testo in
modo considerevole. Infatti, Gesù commenta insieme due comandamenti e li rende
una sola cosa. Più in concreto, Gesù propone non solo l’amore di Dio, ma anche
del prossimo nonché l’amore di se stesso: “Amerai il tuo prossimo come te
stesso”. Colui che non è capace di amare se stesso, non è capace di amare il
prossimo e, di conseguenza, non sa amare Dio. Sono tre amori che hanno una sola
e identica radice.
Ma cosa significa amare, in particolare, cosa significa amare Dio?
Possiamo rispondere riprendendo le parole della preghiera ebraica citata da
Gesù: “Ascolta, o Israele”. L’ascolto è già un movimento di amore in quanto
ascoltando mi apro all’altro e accolgo in me la sua presenza. L’ascolto fonda
un legame, una relazione in cui io esco dal mio egoismo, dal mio isolamento e
mi apro alla relazione verso un altro. L’ascolto ci pone nella situazione di
relazione e di libertà che è essenziale per amare. Un amore imposto è un amore
falso.
Amare Dio, poi, non consiste in un ricordo passeggero di Dio
all’inizio o alla fine della giornata; non consiste neppure in invocarlo nel
momento del bisogno. Nelle parole di Gesù ritorna insistente una parola che
esprime totalità e continuità: “con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima”,
“con tutta la tua mente”, “con tutta la tua forza”. Si tratta quindi di un
amore che si impadronisce di tutta la nostra esistenza, che invade ogni nostro
pensiero e ogni azione, che dà forma alla vita. Quando l’amore a Dio non ha
queste caratteristiche, la nostra fede e la nostra pratica religiosa si
impoveriscono, diventano formalismo, legalismo, forse addirittura
superstizione. Gesù, poi, nella sua risposta offre la prospettiva di fondo con
cui vivere l’intera legge di Dio.
Ricordiamo, finalmente, che l’amore è soprattutto un dono che Dio
ci elargisce. Lo abbiamo affermato all’inizio della messa quando abbiamo
pregato nell’orazione colletta del giorno: “O Padre, donaci la grazia dell'ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano al comandamento dell'amore”. Chiediamo questo dono.