Quattro anni fa, il 3 settembre 2017, papa
Francesco pubblicava il Motu proprio Magnum principium (MP), con cui modificava il can.
838 del Codice di Diritto Canonico e restituiva alle Conferenze episcopali un
potere che appartiene loro.
Infatti, il Motu proprio MP rappresenta un
ritorno al dettato conciliare, che in Sacrosanctum Concilium 36 § 4 afferma:
“La traduzione del testo latino in lingua viva, da usarsi nella liturgia, deve
essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale”.
Il Decreto odierno della Congregazione per
il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti attuativo delle disposizioni del
can. 838 del Codice di Diritto Canonico, nella prima parte, richiama di nuovo, interpreta
ed emenda le norme, la disciplina, le procedure in materia di traduzione dei
libri liturgici e del loro adattamento, in particolare quanto alle competenze
della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e delle
Conferenze Episcopali. Nella seconda parte si indicano alcune “variationes”,
dopo quelle già pubblicate nel 1983 (cf. Notitiae 19 [1983] 540-541), da
introdurre nelle nuove edizioni dei libri liturgici.