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venerdì 14 gennaio 2022

DOMENICA II DEL TEMPO ORDINARIO ( C ) – 16 Gennaio 2022

 


Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11

  

In questa domenica ci viene proposta la scena semplice e toccante del miracolo delle nozze di Cana. Gesù si trova con sua madre Maria ed i suoi discepoli ad una festa di nozze nella cittadina di Cana di Galilea. Venendo a mancare il vino, Gesù cambia sei giare d’acqua in vino. Ciò che sembra interessare particolarmente a san Giovanni, che racconta il fatto, è che con questo primo miracolo Gesù ha manifestato la sua gloria ed i discepoli hanno creduto in lui. Questo prodigio, come i restanti miracoli compiuti da Gesù, sono chiamati da san Giovanni “segni”, in quanto mostrano che Gesù è il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore atteso.

 

La presenza di Maria non è una presenza di contorno, ma determinante e attiva. E’ Lei infatti a provocare l’intervento di Gesù. Alle parole di Maria “Non hanno più vino”, Gesù risponde: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Ma quale ora? Con Gesù giunge l’ “ora” attesa annunciata dai profeti: in lui Dio manifesta la sua gloria afferma san Giovanni, facendo eco alle parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria”. Secondo il vangelo di Giovanni, la gloria nascosta di Dio è apparsa nel Cristo fra gli uomini (cf. Gv 1,14; 11,4.40) ed è riconoscibile attraverso la fede (cf. Gv 2,11). Il dono della fede fa sì che i discepoli intravedano nel miracolo o “segno” operato da Gesù a Cana la presenza di Dio che salva. Il gesto compiuto da Gesù alle nozze di Cana è quindi una “epifania” messianica, cioè una manifestazione di ciò che egli è e della sua missione salvifica.

 

Nell’Antico Testamento la felicità promessa da Dio ai suoi fedeli è espressa sovente sotto la forma di una grande abbondanza di vino, come si vede negli oracoli di consolazione dei profeti d’Israele. Gesù, col miracolo dell’acqua cambiata in vino mostra che è cominciata l’era messianica in cui Dio comunica in abbondanza i suoi beni. Il momento culminante di quest’era sarà costituito dalla morte e risurrezione di Cristo, cioè dal mistero della sua pasqua. A questa fase culminante della sua opera si riferisce Gesù quando dice a Maria sua madre: “Non è ancora giunta la mia ora” (cf. Gv 7,30; 8,20; 12,23.27; 13,1; 17,1). In ogni caso, il vino nuovo che egli fornisce miracolosamente a Cana è già segno del dono completo della redenzione offerto sulla croce e perennemente presente nel sacrificio dell’altare: il vino distribuito in abbondanza è segno del sangue che sgorga dal costato di Gesù in croce, sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per noi e per tutti in remissione dei peccati.

 

La salvezza attesa dai profeti e compiuta da Cristo è sempre presente in mezzo a noi nei segni del pane e del vino dell’Eucaristia che celebriamo in obbedienza alle parole del Salvatore: “Fate questo in memoria di me”. Ci possiamo domandare se per noi la partecipazione alla santa Messa è veramente un incontro di fede con il nostro Salvatore, un momento in cui riscopriamo il senso della nostra vita cristiana come vita di comunione con Dio e con i fratelli e sorelle, un momento di gioia e di grazia.