La struttura oraria
della Liturgia horarum non risulta solo dal fatto che i singoli uffici
sono scaglionati lungo la giornata, ma anche dal contenuto tematico riferito
alle ore e ai misteri della salvezza ad esse storicamente legati.
Per quanto riguarda
le ore minori, il Vaticano II ha soppresso l’ora di prima e ha
conservato le altre ore minori di terza, sesta e nona. Fuori
del coro si può scegliere una delle tre (ora media), quella cioè che meglio
corrisponde al momento della giornata (cf. SC 89).
Nell’attuale
ordinamento, come primo salmo dell’ora media si recita il Sal 118 (119): otto
versetti ogni giorno nel corso delle quattro settimane. Si tratta del salmo più
lungo di tutto il salterio, formato di 22 strofe e 176 versetti. È un’originale
composizione alfabetica, nella quale non solo la prima parola, ma ogni versetto
della strofa inizia con la medesima lettera dell’alfabeto ebraico in sequenza
progressiva. Il Sal 118 potrebbe essere nato in epoca postesilica all’interno della “casa dell’istruzione” di
cui parla il Siracide (Sir 51,23), nella quale s’imparava l’arte dell’ascolto
della Parola, della preghiera e della retta condotta.
L’argomento chiave
del Sal 118 è tratto da uno dei filoni centrali del pensiero sapienziale
ebraico: la Legge di Dio (Toràh), che nel corso del salmo viene
denominata con otto parole ebraiche diverse: legge, parola, testimonianza,
giudizio, detto, decreto, precetto, ordine. Questi termini, con sfumature varie,
esprimono sempre la medesima realtà della Legge di Dio, nel suo senso più vasto
e religioso di rivelazione del volere divino nella storia della salvezza. Le
apparenti ripetizioni, che riscontriamo nel salmo, sono in realtà aspetti nuovi
di una sola e medesima realtà: l’amore per la Parola di Dio. Infatti, il salmo è
espressione di un grande amore per la Toràh da parte del salmista, che
ha trovato la propria felicità in essa: “Nei tuoi decreti è la mia delizia” (vv.16,
24, 35, 77, 92, ecc.), e la guida sicura nel cammino della vita: “Lampada per i
miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (v. 105). La Legge di Dio è preziosa,
affidabile, stabile e giusta. È un salmo che esprime una pietà personale,
profonda, senza formalismi né legalismi (vi troviamo quindici volte la parola
“cuore”).
“Mi sono perso come
pecora smarrita; cerca il tuo servo: non ho dimenticato i tuoi comandi” (v.
176). Su questa immagine evangelica così tenera, nell’umile supplica per essere
cercato dal buon pastore, il salmista chiude la lunga litania, che è tutta un
inno di amore alla Parola di Dio, di cui la Legge non è che una delle
espressioni, che nel Cristo troveranno compimento.
Per familiarizzarsi
con questo salmo se ne può meditare una strofa al giorno, secondo la proposta
della Liturgia delle ore, che, come detto, prevede una strofa del salmo
per ogni giorno della settimana (22 volte in quattro settimane), come primo
salmo dell’ora media. Questa breve sosta davanti a Dio, durante la giornata,
nel ricordo della sua Legge, santifica il nostro lavoro e il tempo che Dio ci
elargisce affinché “per mezzo di Cristo offriamo a Dio continuamente un
sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb
13,15). Il salmo, rivelandoci e facendosi contemplare il mistero della Parola
di Dio e i suoi benefici spirituali, ci parla in realtà di Cristo, al quale
tutta a Legge antica era ordinata.