Gl 2,12-18; Sal
50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
Il Mercoledì delle Ceneri è la porta della
Quaresima, il periodo dell’anno liturgico che ha lo scopo di preparare la
Pasqua. Il cammino quaresimale verso la Pasqua è un viaggio gioioso perché ci
porta alla Vita. Questa gioia però scaturisce dai cuori purificati dalle opere
del peccato che conducono, invece, alla morte. Il secondo prefazio di Quaresima
definisce questo Tempo quale “tempo di rinnovamento spirituale”. Sulla stessa
lunghezza d’onda, le due prime letture della messa d’oggi parlano della
conversione. La calamità che ai tempi di Gioele (1,4) ha colpito la terra di
Giuda diventa per il profeta un segno per invitare il popolo alla conversione:
“Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore” (prima lettura). San
Paolo ci ricorda che la conversione, nella prospettiva cristiana, non è il
cammino che noi dobbiamo fare per andare a Dio, ma piuttosto il cammino di
riscoperta di quanto Dio in Cristo Gesù ha fatto per noi: “lasciatevi
riconciliare con Dio” (seconda lettura). La riconciliazione fra noi e Dio è
possibile perché il Padre ha già rappacificato il mondo nella croce del Figlio.
Da parte sua, il brano evangelico illustra il significato delle pratiche
quaresimali tradizionali: elemosina, preghiera e digiuno, con un continuo
richiamo a superare il formalismo. Gesù ne parla nel contesto del discorso
sulla nuova giustizia, superiore all’antica; egli illustra le caratteristiche
di questa nuova giustizia e le applica alle tre pratiche fondamentali della
pietà giudaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno.
Il rito penitenziale dell’imposizione delle
ceneri si compie subito dopo la liturgia della Parola. Si tratta di un gesto,
antico ma non antiquato, che intende esprimere lo stesso messaggio che
illustrano le letture bibliche della messa. Nell’ultima riforma si è voluto
conservare la formula classica dell’imposizione delle ceneri: “Ricordati, uomo,
che polvere tu sei, e in polvere ritornerai”, ma se ne è aggiunta un’altra:
“Convertitevi, e credete al Vangelo”. La prima si ispira a Gn 3,19; la seconda
a Mc 1,15. Sono formule che si completano a vicenda: una ricorda la caduta
umana, il cui simbolo sono la polvere e la cenere; l’altra indica
l’atteggiamento interiore di conversione a Cristo e al suo Vangelo, proprio
della Quaresima. Con il gesto della cenere iniziamo la Quaresima, ma finiremo
con quello dell’acqua della Veglia pasquale. Cenere all’inizio; acqua
battesimale alla fine. Ambedue i gesti esprimono un’unità dinamica. La cenere
sporca; l’acqua pulisce. La cenere parla di distruzione e morte; l’acqua
battesimale della Veglia pasquale è la fonte della Vita. Nella notte di Pasqua
accendiamo il fuoco nuovo, simbolo di rinnovamento e di vita risorta: la cenere
è, invece, fuoco spento, morto. La Quaresima comincia con la cenere e finisce
con il fuoco nuovo e l’acqua battesimale.
La Quaresima che iniziamo oggi è un tempo di
maturazione individuale e collettiva della fede. Fuori di una prospettiva di
fede, essa corre il pericolo di svilirsi in un periodo di tempo in cui lo sforzo
morale e le pratiche ascetiche rischiano di diventare fine a sé stesse e
pertanto possono condizionare negativamente l’approfondimento di una autentica
esperienza di vita cristiana. La Chiesa non insiste più, come ha fatto in tempi
passati, nelle pratiche penitenziali in sé come gesti puntuali da compiere.
Mutati i tempi, possono e debbono cambiare anche i modi concreti di esprimere
l’ascesi; non può scomparire però il sincero slancio di conversione verso Dio.
L’orazione colletta della messa parla della Quaresima come di “un cammino di
vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il
combattimento contro lo spirito del male”. La partecipazione all’eucaristia ci
è di sostegno in questo cammino (cf. orazione dopo la comunione)