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sabato 26 febbraio 2022

DOMENICA VIII DEL TEMPO ORDINARIO ( C ) – 27 Febbraio 2022

 


 

Sir 27,5-8; Sal 91; 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45

 

Le letture bibliche odierne sono un pressante invito a rientrare in se stessi per arricchire il cuore e trasformare la propria vita in un “albero che produca frutti buoni”. Il breve brano del libro del Siracide, proposto come prima lettura (Sir 27,4-7) mette in risalto l’importanza e la funzione della parola: essa prova quanto valga una persona e rivela i sentimenti più intimi del suo cuore. Soltanto chi ha un cuore ricco di Dio potrà dire parole di vero amore che infondano gioia e speranza.

 

Nel brano evangelico (Lc 6,39-45) Gesù con un linguaggio semplice e concreto, a portata di coloro che lo ascoltano, allarga il discorso e parla della vera ricchezza dell’uomo che, radicata nel suo cuore, e si manifesta nelle sue opere: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. Parole, intenzioni, programmi, non bastano. Si richiedono i frutti, che a loro volta rivelano la natura buona o cattiva dell’albero. Per l’uomo quello che conta è il cuore, il centro dei suoi pensieri e delle sue scelte, dove la libertà esprime se stessa: il cuore “è il luogo della decisione […] È il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la morte” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2563). Quando le parole e le opere non sono in sintonia, allora il nostro cuore è diviso. E’ l’ipocrisia di cui parla Gesù. L’epiteto “ipocrita” nella lingua classica greca designa l’attore che recita una parte mettendosi la maschera. Chi si comporta con la presunzione di condannare gli altri si rivela un ipocrita, che per dissimulare le proprie miserie si mostra zelante della perfezione altrui. Dio solo è il giudice perché soltanto lui conosce veramente le profondità del cuore umano. All’ipocrisia, alla doppiezza si oppone la sincerità del cuore.

 

In una società, come la nostra, fondata sulla comunicazione orale, le parole non mancano mai. Possiamo ben dire però che oggi troppe parole si vendono a buon mercato. E’ un chiasso assordante! Si ha poi la sensazione che le parole non hanno valore per quel che esprimono ma per come si dicono. Sembra addirittura che abbia ragione chi grida di più. La parola è svalutata perché non è in armonia col cuore e con la vita. La parola ritroverà tutto il suo valore a condizione che diventi espressiva di fatti, di autentici valori di vita, e ciò è possibile solo se le nostre parole vengono ricollegate alla Parola di verità che è Cristo. Si tratta di accogliere questa Parola nel cuore e attuarla nella vita. E’ un impegno quotidiano del discepolo di Gesù, una fatica che, come dice san Paolo nella seconda lettura (1Cor 15,54-58) non è vana, perché per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo Dio ci dà la vittoria.