1Re 3,5.7-12; Sal 118;
Rm 8,28-30; Mt 13,42-52
Non tutte le cose hanno la stessa importanza.
Nella nostra vita quindi ci sono delle priorità da difendere. Lo ha capito
Salomone, di cui parla la prima lettura. Egli, diventato re in giovane età, si
sente inadeguato al grande compito di governare il popolo di Dio. Nella sua
preghiera al Signore, Salomone non chiede né lunga vita, né ricchezze, né il
trionfo personale, ma ciò che egli crede sia più importante: “un cuore docile
perché sappia rendere giustizia” al popolo e “sappia distinguere il bene dal
male”. Salomone chiede insomma la “saggezza nel governare”. Il giovane re ha
fatto una scelta giusta, ha saputo discernere e scegliere ciò che è veramente
prioritario.
Tutta la nostra vita è una continua ricerca di
qualcosa di appagante e di stabile che non riusciamo però mai a trovare pienamente
e definitivamente. Viviamo in una società in cui, mancando ogni punto di
riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Zygmunt Baumann ha
parlato di modernità o “società liquida”. Tutto è precario e tutto invecchia
assai rapidamente. Cosa cerca veramente il nostro cuore? Nella prima parte del
brano evangelico d’oggi, Gesù parla di un bracciante che sta lavorando un campo
e vi trova un tesoro; e di un mercante, appassionato di perle, che trova la
pietra preziosa che aveva sognato per tutta la vita. Due esperienze diverse; la
prima casuale, la seconda preparata con una lunga ricerca. Ma l’effetto è lo
stesso: “va… vende tutti i suoi averi e compra quel campo…, compra la perla”.
Sono immagini eloquenti che intendono dare una risposta alla ricerca di senso
che pervade la nostra vita. Come l’uomo che ha trovato un tesoro nascosto o il
mercante che ha trovato una perla preziosa, noi siamo collocati dalla nostra
fede di fronte all’unico Salvatore, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini,
l’unico Nome nel quale è dato agli uomini di essere salvi, Cristo Gesù.
La parola di Dio in questa domenica ci invita a
scegliere la strada che conduce al tesoro nascosto, a quella perla il cui
grande valore non verrà mai meno per l’eternità. Come il re Salomone, anche noi
siamo incoraggiati a chiedere al Signore che ci dia un “cuore saggio e
intelligente” per saper discernere e scegliere i veri valori della vita, quelli
che non invecchiano mai. Lo abbiamo chiesto nel salmo responsoriale: “insegnami
il gusto del bene e la conoscenza, perché ho fiducia nei tuoi comandi” (v.66). Si
tratta di dire sì al Signore che, come afferma la lettera ai Romani, vuol
salvare gli uomini predestinandoli, chiamandoli, giustificandoli e glorificandoli.
Nella ricerca di Dio e del suo regno tanti sono gli smarrimenti e tante le nostre
debolezze. Ma sempre san Paolo ci ricorda che per chi ama Dio e lo cerca con
cuore sincero, tutto finisce per concorrere al bene di quella vita piena alla
quale siamo chiamati in Cristo. Non si tratta di una affermazione ottimistica
di chi vuol vedere tutte le cose sotto un’angolazione serena; è l’affermazione
di fede di chi sa che la storia non sfugge al controllo di Dio e, d’altra
parte, sa che Dio ci ha amato fino a donare per noi il suo Figlio.
L’eucaristia è dono di sapienza, certo superiore
a quello chiesto da Salomone. È la pietra preziosa che vale la pena conservare,
“memoriale perpetuo” della passione di Cristo, “dono del suo ineffabile amore…
per la nostra salvezza” (preghiera dopo la comunione).