La tradizione non è il culto del passato o la nostalgia di un
tempo perduto, ma è il senso della continuità e la sacra importanza del
permanente. La tradizione è il bisogno di principi e fedeltà che garantiscano
la durata e la persistenza. Non c'è società, non c'è umanità che si esauriscano
nel mutamento incessante. La tradizione è la rivelazione dell'essere nel cuore
del divenire. È insensato riferirsi attivamente a una tradizione che non sia
vivente. Senza vita non c'è tradizione, anche se la tradizione non si esaurisce
nella dimensione vitale. Lo spirito tradizionale è incompatibile con lo spirito
reazionario che invoca l'utopia capovolta di un mondo passato che non può più
tornare. La differenza che corre fra tradizione e reazione è la stessa che
separa la spiritualità dallo spiritismo. L’una attiene alla vita, l'altro evoca
la morte. L'elevazione del passato a principio segna la morte della tradizione
e la sua evocazione medianica dall’oltretomba. È una confusione di piani
elevare un periodo storico, temporale a norma metastorica e principio
sovratemporale. La verità non si arresta a un tempo.
Fonte: Marcello Veneziani, Nostalgia degli dei. Una
visione del mondo in dieci idee, Marsilio 2022, pp. 127-128.