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sabato 5 agosto 2017

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – 6 Agosto 2017

 

Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,15-19; Mt 17,1-9. 

L’esperienza della trasfigurazione che ci narra il vangelo ci insegna che la meta del cammino intrapreso da Gesù è la risurrezione, di cui la trasfigurazione è anticipo, ma la strada passa attraverso l’esperienza dolorosa della passione e della morte. Questa è la verità che Gesù intende far capire ai tre discepoli che l’hanno accompagnato. Perciò, dopo averli resi testimoni della gloria della trasfigurazione, Egli annuncia la sua morte e risurrezione.

Se ci soffermiamo sull’immagine di Cristo trasfigurato, possiamo affermare che essa ha un valore paradigmatico. In ognuno di noi c’è una particella di quella luminosità divina che ha avvolto Cristo sul monte Tabor. Il più delle volte però noi ci soffermiamo sulla superficie e non vediamo altro che un corpo più o meno forte, più o meno bello, destinato in ogni caso a indebolirsi e ad invecchiare. Nessuno più del medico è vicino al corpo umano, al quale egli si accosta per studiarne le leggi di comportamento, per correggerne le disfunzioni, magari per prevenirne le degenerazioni. Ma questo corpo umano è qualcosa di più di un insieme di cellule. Questo corpo è parte integrante di una persona che racchiude in sé un mistero trascendente, che non può essere analizzato con le nostre sofisticate apparecchiature: né la Tac, né la Risonanza magnetica, né qualsiasi altra macchina possono mostrarci il mistero trascendente racchiuso nella persona umana.

Nelle famose stanze di Raffaello in Vaticano c’è un celebre affresco del grande genio del rinascimento italiano. Mi riferisco alla composizione pittorica di Raffaello chiamata “La scuola di Atene”. Al centro di questa complessa composizione troviamo Aristotele e Platone, i quali indicano ognuno con un gesto diverso la sintesi delle proprie convinzioni filosofiche, la strada per raggiungere razionalmente la Verità delle cose. Così Platone, che tiene in mano il Timeo, alza il dito al cielo per riferirsi al mondo delle idee, mentre Aristotele, che porta con sé il libro dell’Etica, distende la mano verso il basso a significare che la chiave per conoscere la Verità si trova nell’indagine delle cose di questo mondo. Notiamo però che i due grandi filosofi sono consapevoli della complessità della loro ricerca: Platone, pur guardando in alto, ha in mano il Timeo, opera in cui egli ha tentato di dare una spiegazione dell’origine del mondo; Aristotele invece, pur guardando verso la terra e le sue leggi, ha in mano l’Etica, opera in cui egli ha esposto le esigenze morali dell’uomo tendenzialmente rivolte ad un valore superiore a quello della natura.

In questo quadro del grande pittore d’Urbino noi possiamo contemplare espresso in modo mirabile il grande dilemma dell’uomo che cerca il senso di sé, della sua realtà, del suo destino con gli occhi rivolti alla terra e la mente aperta al mistero.

Il mistero della Trasfigurazione ci invita ad avvicinarci con rispetto all’insondabile mistero che la persona umana nasconde nel suo corpo, così come la secolare tradizione medica e l’etica professionale ci hanno insegnato, a mettere al centro della nostra attività la persona umana nella sua inviolabile dignità, a prestare attenzione alle singole persone, alle concrete situazioni di vita, con le proprie esperienze e storia, a riconoscere in ogni essere umano l’immagine stessa di Dio come ci insegna la nostra fede.