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giovedì 3 agosto 2017

MONS. ATHANASIUS SCHNEIDER E L’ERMENEUTICA “MINIMALISTA” DEL VATICANO II




Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astania, è uno dei prelati più attivi nell’ambito tradizionalista della Chiesa. Dal suo lungo intervento su l’interpretazione del Concilio Vaticano II e la sua relazione con l’attuale crisi della Chiesa, pubblicato in Corrispondenza Romana (27 luglio 2017), riproduco qui sotto un paragrafo significativo:

«Il contributo originale e prezioso del Vaticano II consiste nella chiamata universale alla santità di tutti i membri della Chiesa (cap. 5 di Lumen gentium), nella dottrina sul ruolo centrale della Madonna nella vita della Chiesa (cap. 8 di Lumen gentium), nell’importanza dei fedeli laici nel mantenere, difendere e promuovere la fede cattolica e nel loro dovere di evangelizzare e santificare le realtà temporali secondo il senso perenne della Chiesa (cap. 4 di Lumen gentium), nel primato dell’adorazione di Dio nella vita della Chiesa e nella celebrazione della liturgia (Sacrosanctum Concilium, nn. 2, 5-10). Il resto si può considerare in una certa misura secondario, temporaneo e, in futuro, probabilmente dimenticabile».

In questo testo, e in altri simili del prelato, è evidente l’ermeneutica “minimalista” che Schneider fa della Costituzione Sacrosanctum Concilium [SC]. È un’ermeneutica che lo accomuna con altri esponenti di spicco del mondo tradizionalista… Ridurre il contenuto principale (“originale e prezioso”) del documento al “primato dell’adorazione di Dio nella vita della Chiesa e nella celebrazione della liturgia” (nn. 2, 5-10), è una mutilazione vergognosa del testo conciliare. È sintomatico che Mons. Schneider non citi SC n.1, in cui si indica lo scopo della Costituzione sulla liturgia: “la riforma e la promozione della liturgia”. La liturgia dev’essere riformata e promossa perché appartiene a ciò che può rinvigorire la vita cristiana dei fedeli.

Per Schneider tutto ciò che riguarda la riforma della liturgia (SC, nn. 21-36 ed i successivi capitoli in cui si danno le norme precise per riformare e promuovere i diversi ambiti della liturgia) è roba secondaria e temporanea, e probabilmente, in futuro, dimenticabile. Queste parole sono una vera e propria presa in giro della volontà conciliare chiaramente espressa in diverse parti della Costituzione sulla liturgia, in particolare in SC, n. 21: “Per assicurare maggiormente al popolo cristiano l’abbondanza di grazie nella sacra liturgia, la santa madre Chiesa desidera fare un’accurata riforma generale della liturgia stessa…”

Se alcuni hanno fatto del Vaticano II una specie di “super dogma”, altri lo hanno ridotto a poche battute che ne tradiscono le vere intenzioni.